Candle in the Wind

Candle in the Wind

28 gen 2013

Vassilissa La Bella



C'era una volta, e una volta non c'era, una giovane madre che giaceva sul letto di morte, il volto bianco come le rose di cera della sagrestia della chiesa accanto. La figlioletta e il marito sedevano in fondo al letto di legno e pregavano Dio. La madre chiamo a sé Vassilissa e la piccola dagli stivaletti rossi e dal grembiulino bianco s'inginocchiò accanto alla mamma.
"Ecco, questa bambola è per te, tesoro mio" sussurrò la mamma. E da sotto le coperte tirò fuori una bambolina che come Vassilissa indossava stivaletti rossi, grembiulino bianco, gonna nera e corsetto ricamato. "Se ti perderai o avrai bisogno di aiuto, domanda a questa bambola che fare. Tienila sempre con te, non parlarne a nessuno e nutrila quando ha fame". E il respiro le ricadde nelle profondità del corpo, dove raccolse l'anima e sfuggì dalle labbra.
La bambina e suo padre a lungo piansero e si disperarono. Ma poi, come il campo crudelmente sconvolto dalla guerra, la vita del padre rinverdì e sposò una vedova che aveva due figlie.
Sebbene esse avessero modi educati e sorridessero sempre come vere signore, dietro ai loro sorrisi c'era qualcosa del roditore che il padre di Vassilissa non notava. Quando le tre donne erano sole con Vassilissa la tormentavano, la costringevano a servirle, la mandavano a tagliare la legna. La odiavano perché c'era in lei una bellezza ultraterrena.
Un giorno la matrigna e le sorellastre non la sopportarono più. "Facciamo in modo che il fuoco si estingua, e poi mandiamola nella foresta dalla Baba Yaga a chiedere il fuoco. Così la Baba Yaga la ucciderà e se la mangerà". Squittirono come esseri che vivono nell'oscurità. Così quella sera, quando Vassillissa tornò da aver raccolto la legna, la casa era tutta al buio.
Domandò alla matrigna: "Come faremo a cucinare? Come faremo a rischiarare le tenebre?"
"Stupida ragazza, ovviamente non abbiamo fuoco. Devi andare a cercare la Baba Yaga a chiederle un carbone per riaccendere il fuoco". "Benissimo, lo farò" rispose Vassilissa, e si avviò.
Nel bosco l'oscurità si faceva sempre più fitta, e i ramoscelli che le scricchiolavano sotto i piedi la riempivano di paura. Infilò la mano nella tasca del grembiule, dove nascondeva la bambola che la mamma le aveva dato, e subito si sentì meglio. E a ogni biforcazione Vassilissa infilava la mano nella tasca e consultava la bambola, e la bambola le indicava da che parte andare.
Improvvisamente un uomo vestito di bianco su un cavallo bianco passò al galoppo, e si fece più chiaro. Poi passò un uomo vestito di rosso su un cavallo rosso, e sorse il sole. Cammina, cammina Vassilissa arrivò alla tana della Baba Jaga, e proprio in quel momento un cavaliere vestito di nero su un cavallo nero penetrò nella baracca. Subito si fece notte.
La Baba Jaga era veramente una creatura spaventosa. Viaggiava su un mortaio che si spostava da solo. Guidava questo veicolo con un remo a forma di pestello, e intanto cancellava le tracce alle sue spalle con una scopa fatta con i capelli di persone morte da gran tempo. E il mortaio volava nel cielo con i capelli grassi della Baba Jaga che svolazzavano dietro. Il lungo mento era ricurvo verso l'alto e il lungo naso verso il basso, così si incontravano al centro. Aveva una barbetta a punta tutta bianca e verruche sulla pelle. Le unghie nere erano spese e ricurve e tanto lunghe che non poteva chiudere la mano a pugno..
Ancora più strana era la casa della Baba Jaga. Posava su un mucchio di zampe gialle di gallina, camminava da sola e qualche volta volteggiava come una ballerina in estasi. Le maniglie delle porte e delle finestre erano fatte con dita umane di mani e di piedi e il chiavistello era un grugno di denti appuntiti.
Vassilissa consultò la bambola e lei le rispose che quella era la casa che cercava. E d'improvviso la Baba Jaga nel suo mortaio calò su Vassilissa urlandole: "Cosa vuoi?".
La fanciulla tremava: "Nonna, sono venuta per il fuoco…ho bisogno di fuoco". " Oh, sì ti conosco, e conosco i tuoi. Dunque, essere inutile…hai lasciato spegnere il fuoco. E che cosa ti fa pensare che io ti darò la fiamma?"
Vassilissa consultò la bambola e rispose. "Perché chiedo". La Baba Jaga disse soddisfatta. "Sei fortunata. E' la risposta giusta". E Vassilissa si sentì fortunatissima per aver dato la risposta giusta.
Baba Jaga la minacciò: "Non potrò darti il fuoco finchè non avrai fatto del lavoro per me. Se adempirai questi compiti per me, avrai il fuoco. Se no… se no, cara bambina, morirai".
La Baba Jaga ordinò a Vassilissa di portarle quello che stava cuocendo nel forno. Nel forno c'era cibo per dieci persone e la Baba Jaga lo mangiò tutto, lasciando una piccola crosta e un cucchiaio di minestra per Vassilissa.
"Lavami i vestiti, scopa il cortile e la casa, e separa il grano buono da quello cattivo e vedi che tutto sia in ordine. Se quando torno non avrai finito sarai tu il mio banchetto". E la Baba Jaga volò via sul suo mortaio. E cadde di nuovo la notte.
Quando la Baba Jaga se ne fu andata la bambola rassicurò Vassilissa che ce l'avrebbe fatta, le disse di mangiare qualcosa e di andare a dormire. Vassilissa rifocillò anche la bambola e si addormentò.
Al mattino la bambola aveva fatto tutto, e non restava che preparare il pasto. La sera la Baba Jaga tornò e trovò che non era rimasto nulla da fare. In parte contenta, e in parte no, sibilò: "Sei una ragazza molto fortunata".
Chiamò poi i suoi fedeli servitori perché macinassero il frumento, e tre paia di mani comparvero a mezz'aria e cominciarono a raschiare e a pestare il frumento. La pula volava per la casa come una neve dorata. Quando fu tutto finito la Baba Jaga si sedette a mangiare. Mangiò per ore e ordinò a Vassilissa di pulire di nuovo tutta la casa, di scopare il cortile e lavarle i vestiti.
"In quel mucchio di sporcizia ci sono molti semi di papavero. Per domattina voglio una pila di semi di papavero e una pila di sporcizia, ben separati".
Quella notte la Baba Jaga dormì come un ghiro. Vassilissa cercò…di raccogliere…i semi di papavero…tra la sporcizia. Dopo un po' la bambola le disse: "Ora dormi. Andrà tutto bene". di nuovo la bambola si occupò di tutto e quando la vecchia tornò a casa era stato tutto fatto. La Baba Jaga chiamò i suoi fedeli servitori perché spremessero l'olio dai semi di papavero.
Mentre la Baba Jaga si insudiciava le labbra con il grasso dello stufato, Vassilissa le stava accanto. "Posso farti qualche domanda, nonna?". "Domanda pure, ma ricordati che troppo saprai, presto invecchierai". Vassilissa chiese dell'uomo bianco sul cavallo bianco. "Quello è il mio giorno", rispose la Baba Jaga intenerita. "E l'uomo in rosso sul cavallo rosso?". "Oh, quello è il mio sole nascente". "E l'uomo sul cavallo nero?". "Quello è il terzo, ed è la mia notte. Vieni qui, vuoi farmi altre domande?", le disse con tono suadente. Vassilissa stava per chiederle di quelle strane mani, ma la bambola cominciò ad agitarsi nella tasca e allora disse: "No nonna. Come tu stessa hai detto, troppo saprai, presto invecchierai".
"Ah" disse la Baba Jaga "sei più saggia dei tuoi anni. E come hai fatto a diventare così?". "Grazie alla benedizione della mia mamma" disse sorridendo Vassilissa.
"Benedizione?! Non abbiamo bisogno di benedizioni qui! Meglio che tu te ne vada" e la spinse fuori. Ma prima le dette un teschio dagli occhi ardenti e lo infilò su un bastone. "Ecco, prendi il tuo fuoco e portatelo a casa".
Vassilissa corse a casa, seguendo il percorso che la bambola le indicava. Era notte, e Vassilissa attraversò la foresta con il teschio sul bastone, con il fuoco che usciva dall'orecchio, dall'occhio, dal naso e dalla bocca del teschio. D'improvviso provò paura di quella luce fantastica e pensò di gettarlo, ma il teschio le parlò e la invitò a calmarsi e proseguire.
La matrigna e le sorellastre si avvicinarono alla finestra e videro una strana luce danzante nei boschi. Vassilissa si avvicinava sempre di più e quando la matrigna e le sorellastre la riconobbero le corsero incontro e le dissero che non avevano avuto più fuoco da quando se n'era andata.
Vassilissa entrò in casa con un senso di trionfo. Ma il teschio sul bastone osservava ogni mossa delle sorellastre e della matrigna, e la mattina dopo aveva bruciato e ridotto in cenere il malvagio terzetto.




Vassilissa è la storia del passaggio di madre in figlia, da una generazione all'altra, del potere femminile dell'intuito. Tutti gli aspetti della storia appartengono ad un'unica psiche nel suo processo di iniziazione. 
L'iniziazione è messa in atto dall'esecuzione di alcuni compiti:

1 - consentire all'ottima madre di morire. Accettare che la madre psichica protettiva non sia la guida centrale della propria vita istintuale futura. Assumersi il compito di essere sole, sviluppare la propria consapevolezza del pericolo, dell'intrigo, della politica. Diventare vigili. Lasciar morire quello che deve morire. Al morire della madre, nasce la nuova donna.
Una madre troppo buona ci impedisce di rispondere a nuove sfide e di raggiungere uno sviluppo più profondo. Può avvenire un arresto nel processo iniziatico, ma una ri-iniziazione può ristabilire l'intuito profondo indipendentemente dall'età. L'iniziazione di Vassilissa consiste nel lasciare morire quelle vecchie credenze che rendono la vita troppo sicura, che proteggono troppo. Viene un tempo in cui bisogna cambiare madri. Spesso udiamo voci dentro di noi che ci incoraggiano a restare al sicuro. Ma se restiamo troppo tempo con la madre troppo buona, diventeremo povere invece che forti. Impariamo ad andare a caccia.

2 - abbandonare l'ombra primitiva. Scoprire che essere dolci, buone, carine, non renderà più lieta la vita. Esperire direttamente la propria natura oscura, gli aspetti esclusivisti, gelosi e sfruttatori dell'io. Stringere il miglior rapporto possibile con le parti peggiori di sé. Lavorare perché il vecchio io muoia e nasca un nuovo io intuitivo.
Gli aspetti oscuri della psiche sono rappresentati dalla matrigna e dalle sorellastre. In questa fase la donna è molestata dalle richieste della psiche che la esorta a compiacere qualsiasi desiderio altrui. La famiglia acquisita di Vassilissa è un ganglio intrapsichico che comprime il nervo della vitalità. Neanche il padre della psiche si rende conto dell'ambiente ostile, è troppo buono. Nella storia le donne spremono tanto la forza psichica che per le loro macchinazioni il fuoco si estingue. Il fuoco che si estingue aiuta Vassilissa a sfuggire alla sottomissione, la fa entrare in una vita nuova.

3 - la navigazione nell'oscurità. Avventurarsi nel luogo dell'iniziazione profonda (la foresta) e cominciare ad esperire. Imparare a sviluppare sensibilità e basarsi solo sui propri sensi interiori. Imparare la via del ritorno alla madre selvaggia. Imparare ad alimentare l'intuito. Trasferire il potere alla bambola, ovvero all'intuizione.
La bambola rappresenta la piccola forza istintuale vitale, è un pezzettino d'anima che porta tutta la conoscenza del più grande anima-Io, è la voce interiore di noi donne, la voce della ragione intima. L'intuito ha artigli che squartano e inchiodano, ha occhi capaci di vedere oltre le corazze dei personaggi e orecchie per udire oltre le chiacchiere. L'Io intuitivo va nutrito dandogli ascolto e seguendo il suo consiglio.

4 - affrontare la strega selvaggia. Familiarizzarsi con l'arcano, lo strano l'alterità del selvaggio. Assumere alcuni suoi valori nella nostra vita, diventando un po' strane. Imparare ad affrontare il grande potere altrui e il nostro. Lasciar ancor più morire la bambina fragile e troppo amabile. 
La casa della Baba Jaga fa parte del mondo animale e Vassilissa ha bisogno di questo elemento nella sua personalità. E' una casa che cammina, piroetta è viva, piena di entusiasmo e di gioia.
Il dono della bambola intuitiva fatto dalla madre amabile è incompleto senza l'assegnazione dei compiti e il controllo dei medesimi da parte della vecchia selvaggia. La Baba jaga incute paura perché è insieme il potere di annientamento e il potere della forza vitale.

5 - servire il non-razionale. Restare con la Dea Strega. Arrivare a riconoscere il suo (il vostro) potere. Ordinare, nutrire, creare energia e idee.
La Baba Jaga insegna sia la morte sia il rinnovamento. Insegna a Vassilissa come prendersi cura della casa psichica del femminino selvaggio. Nel racconto il bucato è il primo compito. Significa ridare elasticità a quanto si è allentato. Il rinnovamento, la rivivificazione avvengono nell'acqua. Gli indumenti rappresentano la persona, la prima visione che gli altri hanno di noi. Oppure il significato esterno, l'esibizione della padronanza.
Vassilissa ha poi il compito di scopare la capanna e il cortile. Una donna saggia tiene sgombro il suo ambiente psichico, mantenendo sgombri la testa e un posto per lavorare, e lavorando per portare a compimento le sue idee e i suoi progetti.
Cucinare per la Baba Jaga. Per cominciare bisogna accendere il fuoco, bruciare di passione, di parole, di idee, di desiderio, per qualunque cosa si ami veramente. Il fuoco va osservato, attizzato, vi va aggiunta legna. Questi sono i cicli delle donne: depurare il proprio pensiero, rinnovare i valori regolarmente; liberare la psiche dalle banalità, ramazzare l'Io; curare il fuoco creativo e cucinarvi idee sistematicamente.

6 - selezionare e separare. Apprendere a discriminare, separando una cosa dall'altra, facendo sottili distinzioni. Osservare il potere dell'inconscio e il modo in cui opera. Apprendere di più sulla vita e sulla morte.
La selezione di cui parla il racconto è del tipo che capita quando ci troviamo davanti ad un dilemma o ad un interrogativo ma niente viene ad aiutarci a risolvere la situazione. Lasciamo perdere, torniamoci sopra in un secondo tempo. Dobbiamo selezionare gli aspetti psichici curativi e spremerne la verità per trarne nutrimento.

7 - domande sui misteri. Porre domande e cercare di saperne di più sulla natura Vita/Morte/Vita. Imparare la verità sulla capacità di comprendere tutti gli elementi della natura selvaggia (troppo saprai, presto invecchierai).
I cavalieri nero, rosso e bianco sono simboli degli antichi colori che connotano la nascita, la vita e la morte. Rappresentano anche antiche idee sulla discesa, la morte e la rinascita. Il nero è il colore del fango, del fertile; ma è anche il colore della morte, l'oscuramento della luce, è la promessa che presto conoscerete qualcosa di ignoto. Il rosso è il colore del sacrificio, della collera, del delitto; ed è anche il colore della vita vibrante, dell'eccitazione, dell'eros e del desiderio; è la promessa di una nuova nascita. Il bianco è il colore del nuovo, del puro, dell'intatto, del latte materno; ma è anche il colore dei morti; è la promessa di sufficiente nutrimento perché le cose ricomincino.
E' importante lasciar vivere e lasciar morire. Afferrare questo ritmo quieta la paura, perché anticipiamo il futuro. C'è una certa quantità di conoscenza che dovremmo avere a ogni età e in ogni fase della nostra esistenza. Vassilissa fa domande sui cavalieri ma non sulle mani. Non bisogna forzare: la comprensione arriverà.

8 - stare a quattro zampe. Assumere un immenso potere di vedere e influenzare gli altri. Guardare le situazioni della propria vita sotto questa nuova luce.
Quando le donne integrano il selvaggio della Baba Jaga, la smettono di accettare senza discutere chiunque e qualsiasi cosa capiti per la loro strada. La donna impara a guardare furtivamente, scrutare e poi a sopportare sempre meno i buffoni. L'istinto va consultato ad ogni passo lungo la via.
Il teschio era considerato la volta che ospita un resto potente dell'anima del defunto. Il teschio accesso è "un sapiente ancestrale" da portare con sé per la vita. Ora Vassilissa torna a casa più sicura. La donna che è arrivata a questo punto è riuscita a staccarsi dalla protezione della sua madre interiore troppo buona, ad aspettarsi dal mondo esterno le avversità, che saprà affrontare in modo potente e non complice. E' diventata consapevole della matrigna e delle sorelle inibitorie. Avendo ricevuto l'eredità delle madri è perfettamente abilitata, va avanti nella vita con passi sicuri, da donna, assumendo tutto il suo potere.

9 - riplasmare l'Ombra. Far uso della vista acuta per riconoscere e reagire all'ombra negativa della propria psiche o di persone od eventi del mondo esterno. Riplasmare le ombre negative della propria psiche con il fuoco-strega.
Nella foresta, con il teschio, Vassilissa è una donna che cammina preceduta dal suo potere. Il teschio è un'ulteriore rappresentazione dell'intuito e ha una sua capacità di discriminazione. Ora Vassilissa porta la fiaccola della conoscenza, possiede il suo Io, può vedere, odorare, gustare, con i suoi sensi ardenti.
La donna che recupera il suo intuito e i suoi poteri è tentata di gettarli via: a che vale vedere e sapere tante cose? E' più facile gettar via la luce e andarsene a dormire. Talvolta è difficile portare il teschio- luce perché vediamo tutti i lati nostri e degli altri, quelli sfigurati e quelli divini. Ma con questa luce si arriva alla consapevolezza, si può vedere il cuore buono oltre l'azione cattiva, la dolcezza schiacciata sotto l'odio. La sua luce è parimenti vivida sui nostri tesori e le nostre debolezze. Sono queste le conoscenze più difficili da affrontare.
Il teschio osserva la matrigna e le sorellastre. Un aspetto negativo della psiche può essere disidratato se lo si trattiene nella consapevolezza. Non è possibile trattenere la consapevolezza guadagnata incontrando la Dea Strega, se si vive con persone crudeli all'interno o all'esterno. Se vi circondano persone che alzano gli occhi al soffitto quando parlate, agite e reagite, allora vi trovate con persone che spengono le passioni, le vostre e le loro. Amici e amanti possono diventare come una cattiva matrigna o abominevoli sorellastre. L'amante distruttivo deve essere evitato. Per la donna selvaggia va bene se l'amante è appena un pochettino psichico, una persona che può "vedere dentro" al suo cuore.

Il modo per mantenere il collegamento con il selvaggio è domandarsi che cosa davvero si vuole. Una delle più importanti discriminazioni è la differenza tra le cose che ci fanno un cenno e cose che chiamano dall'anima. Chiediamoci cosa veramente vogliamo e poi andiamo alla ricerca di esse.
Il ricorso alla natura istintiva fa erompere una spontaneità che non è mancanza di saggezza. Restano importanti i buoni confini.
Alla fine del rimontaggio dell'iniziazione nella psiche femminile abbiamo una giovane dalle esperienze formidabili che ha imparato a seguire la sua conoscenza, ha resistito a tutti i compiti fino all'iniziazione completa. 
L'intuito va trattenuto nella consapevolezza e bisogna lasciar vivere quello che può vivere, e lasciar morire quel che deve morire.

Donne che corrono coi Lupi - Clarissa Pinkola Estés 

24 gen 2013

Una Fortezza Attorno Al Cuore




Sotto le rovine di una città murata
Torri che si sgretolano e fasci di luce gialla
Niente bandiere bianche, nessuna pietà
Le armi dell’assedio hanno tuonato tutta notte.
Ci è voluto un giorno per edificare la città
Al pomeriggio ne giravamo le strade
Ed io tornavo sui posti conosciuti
Ho riconosciuto i campi dove giocavo

Mi sono dovuto fermare per paura
Di camminare sulle mine che avevo messo

E se ti ho costruito questa fortezza attorno al cuore
Circondandoti di fossati e filo spinato
Lasciami ora costruire un ponte
Il baratro non si può colmare
E fammi dar fuoco agli spalti

Me ne sono andato per combattere una battaglia
Che avevo inventato nella mia mente
Sono stato via per anni ed anni
E mi hai pensato, o anche desiderato, morto
Mentre gli eserciti dormono tutti
Sotto quella lacera bandiera fatta da noi

Mi sono dovuto fermare per paura
Di camminare sulle mine che avevo messo

E se ti ho costruito questa fortezza attorno al cuore
Circondandoti di fossati e filo spinato
Lasciami ora costruire un ponte
Il baratro non si può colmare
E fammi dar fuoco agli spalti

Ora questa prigione è diventata casa tua
Sembri pronta a scontare questa condanna
Ci è voluto un giorno per costruire la città
Al pomeriggio ne giravamo le strade
Ed io tornavo sui posti conosciuti
Ho riconosciuto i campi dove giocavo

Mi sono dovuto fermare per paura
Di camminare sulle mine che avevo messo

E se ti ho costruito questa fortezza attorno al cuore
Circondandoti di fossati e filo spinato
Lasciami ora costruire un ponte
Il baratro non si può colmare
E fammi dar fuoco agli spalti

22 gen 2013

43. Kuai - La Decisione

Esagramma 43 夬  Kuai. 

Sopra: Lago
Sotto: Cielo
Elemento: Metallo

Signore governante: Quinta linea
Signore costituente: Sesta linea





Sentenza: 

Lo Straripamento.
Con decisione rendere nota la cosa alla corte del Re, con sincerità proclamarla. Pericoloso.
Rapporto dalla propria città: non è propizio impugnare le armi.
Propizio quando c'è un luogo in cui andare.

Commento:

La decisione. Mostrarsi risoluti.
Lo straripamento. Mostrarsi risoluti. Aprire un passaggio.
La fermezza apre un varco verso la “souplesse” (morbidezza, docilità, elasticità).


La vera decisione (dal latino: de-caedere = toglier via) non è mai qualcosa di spontaneo ed istintivo, ma presuppone un’attenta riflessione in un certo lasso di tempo, unita alla considerazione delle conseguenze della scelta che si effettua. Questa scelta, dunque, scarta definitivamente, “toglie via”, le alternative meno adatte al nostro Dao (Tao), quelle che, nella valutazione, sono meno interessanti o ci offrono meno contatto con la nostra interiorità, il nostro processo. Ed è, soprattutto, una scelta che ci fa uscire dall’esitazione, perché altrimenti la tanta energia rischia di debordare.

In
Guài, la forza si è talmente accumulata che deve manifestarsi (con parole chiare) attraverso una decisione, ma canalizzandosi in modo corretto e riflessivo, altrimenti vi è il rischio di essere superati dal troppo yang (di farsi trasportare da ciò che si ha da dire o che si vuol fare). 

E’ il tipico rischio delle situazioni in cui siamo sul punto di riuscire: l’ultima mossa è quella più delicata. Bisogna ben prepararsi e saggiamente trattenersi, dosando la forza senza che la fermezza ne risulti indebolita. Non si deve tendere a schiacciare “il nemico”, interiore oppure oggettivo che sia, perché una dura contrapposizione va sicuramente a rafforzare proprio ciò che essa cerca di sconfiggere. 


Non è il grande accumulo di forza yang che, di per sé, è garante di realizzazioni: non bisogna, infatti, confondere la determinazione con l’aggressività, che è frutto di emotività e pressioni interne. 

Per la filosofia dello Yi Jing, una decisione e un’azione davvero risolute non si basano sulla forza ma sulla durata, inquadrandosi più correttamente in una concezione di “processo” e di “efficacia”.


Andrea Biggio - La Bussola d'Oro

19 gen 2013

Quando una canzone diventa poesia




E ti diranno parole

rosse come il sangue,
nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte.
Io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.

Chiudi gli occhi, ragazzo,

e credi solo a quel che vedi dentro
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento
copri l'amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello
a volte passa qualcuno,
a volte c'è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo sogna

quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive
per le sue parole
o non vive più;
sogna, ragazzo sogna,
non lasciarlo solo contro questo mondo
non lasciarlo andare sogna fino in fondo,
fallo pure te.

Sogna, ragazzo sogna

quando cade il vento ma non è finita
quando muore un uomo per la stessa vita
che sognavi tu.
Sogna, ragazzo sogna
non cambiare un verso della tua canzone,
non lasciare un treno fermo alla stazione,
non fermarti tu...

Lasciali dire che al mondo

quelli come te perderanno sempre
perchè hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita

E la vita è così forte

che attraversa i muri per farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire

Sogna, ragazzo sogna,

quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo
che fermava il cuore
non lo senti più...
Sogna, ragazzo sogna,
passeranno i giorni,
passerrà l'amore,
passeran le notti,
finirà il dolore,
sarai sempre tu...

Sogna, ragazzo sogna,

piccolo ragazzo
nella mia memoria,
tante volte tanti
dentro questa storia:
non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.



17 gen 2013

I nostri pensieri creano il nostro mondo: Dr. Masaru Emoto



L' Acqua è lo specchio dei nostri pensieri. 
La scoperta del dott. Masaru Emoto sembra dimostrare che l’acqua reagisca al pensiero, alla musica e ad altro ancora, modificando di conseguenza la forma dei suoi Cluster.

Grazie ad un particolare procedimento, Masaru Emoto ha reso visibili le cristallizzazioni dell’acqua ghiacciata. Prelevando singole gocce d’acqua provenienti da diversi contenitori, il ricercatore le  ha congelate, portandole fino a – 20° centigradi. In questo modo l’acqua congela formando dei piccoli emisferi. In successione, egli ha osservato quest’acqua in una cella frigorifera a – 5°, tramite un microscopio a 200 ingrandimenti. Così facendo Emoto ha potuto riconoscere la formazione cristallina della goccia d’acqua ed impressionarla fotografandone l’immagine.


Durante queste ricerche Emoto riempiva diverse provette con acqua, sottoponendola poi a differenti fonti di informazione. Egli ha provato ad applicarvi delle etichette con su scritte delle parole, o esprimere delle parole direttamente a voce, oppure  far suonare dei brani musicali di Bach o di Beethoven, come la Pastorale.

E’ veramente sorprendente il fatto che il microscopio rilevi immagini del tutto differenti in funzione esclusiva del tipo di programmazione effettuata sull'acqua: utilizzando programmi “positivi”, come ad esempio la parola “amore”, si forma un cristallo gradevole ed armonico, un programma negativo invece, quale potrebbe essere la parola “diavolo”, si produce in un immagine scura e raccapricciante in cui non sono quasi più riconoscibili le formazioni cristalline.



Nel video è possibile vedere la struttura assunta dai cristalli dell'acqua, sotto questi pensieri.
“Grazie!” – In questo esperimento la parola “Grazie” fu incollata sul vetro della provetta. Si formò un cristallo con una forma molto bella ed equilibrata.




Che effetti produce un acqua “programmata negativamente” sulla nostra salute e sulla nostra vita?
Se consideriamo che il nostro corpo è costituito al 70-80% di acqua e che l’acqua stessa è un agente di risonanza eccezionale che riflette nell’immediato informazioni di ogni genere, immaginiamo per un attimo che cosa giornalmente pensiamo o diciamo di noi stessi e del nostro prossimo e che tipo di spettro vibrazionale questi pensieri producono nei nostri liquidi cellulari, nonché in quello dei nostri consimili.

Che cosa accade quando pensiamo?
I pensieri hanno un'influenza sulla nostra vita?
I pensieri sono la forza che ci sospinge; essi sono decisivi per il successo o l’insuccesso.
Dai risultati ottenuti da Masaru Emoto risulta chiaro che tutti i pensieri hanno un influenza. 
Sappiamo dalla fisica che l’energia non si distrugge ma si trasforma. Sorge quindi spontanea la domanda: dove vanno queste energie dopo che sono state pensate?

Una risposta in proposito arriva dalla teoria dei campi morfici di Rupert Sheldrake, che sostiene che l’energia del pensiero non viene mai dispersa o perduta, ma bensì archiviata nei cosiddetti campi morfici. Quando un pensiero è ripetuto ed accompagnato da una certa intensità emozionale, il relativo campo morfico cresce di intensità, influenzando a sua volta altre persone attraverso il principio di risonanza; in questo processo non gioca alcuna importanza che il pensiero sia consapevole o inconsapevole.


Ogni pensiero è energia e possiede una consapevolezza. 

Ciò significa che un pensiero, sia esso formulato in maniera consapevole o meno – come ad esempio: “ce la faccio!” o “non ce la faccio!” – viene depositato nel campo morfico, il quale si rafforza dietro ad ogni pensiero dello stesso tipo.
Tramite i campi morfici siamo costantemente in contatto (risonanza) con queste vibrazioni/frequenze ed attiriamo a noi esattamente ciò che, consapevolmente o meno, stiamo pensando o abbiamo pensato.

Molti si chiedono come mai continuano a rivivere determinate situazioni (ad es. di paura, preoccupazione, stress) che vorrebbero peraltro assolutamente evitare. La risposta è molto semplice: le persone sono per l’appunto frequentemente occupate in quel tipo di pensieri, come la paura e le preoccupazioni. Ciò accade con una certa ripetitività e spesse volte anche con un elevata intensità emotiva.


La nostra consapevolezza costituisce dunque un fattore determinante. 
Infatti, quanto più diventiamo consci dei nostri pensieri inconsci, quanto meglio siamo in grado di decidere se vogliamo pensare o meno pensieri meno favorevoli. Ciascuno dei nostri pensieri è un singolo programma che si ancora nel campo morfico. Questi programmi, per effetto della risonanza (attrazione), hanno la proprietà di concretizzarsi. Con la tecnica vi è la possibilità di conoscere (esperire) questi programmi ed il loro potenziale effetto sul futuro. Così facendo, essi possono essere modificati e pilotati, o addirittura sostituiti con nuovi programmi più favorevoli.






Riportiamo un'intervista al dott. Masaru Emoto fatta da Lifegate.it:

- Hado, la più piccola unità di misura dell'energia, e la nascita del cristallo. Ci racconta?

- Hado è una parola giapponese che significa "cresta dell'onda". Questo termine indica la vibrazione energetica estremamente sottile che è all'origine della creazione. Grazie all'incontro con il dottor Lorenzen e all'utilizzo della M.R.A. (Magnetic Resonance Analyzer), una macchina in grado di misurare l'intensità di Hado, ho potuto dimostrare che l'acqua può migliorare le condizioni fisiche delle persone. Successivamente la mia ricerca si è focalizzata sulle immagini dei cristalli di acqua ghiacciata. Il cristallo d'acqua è il segno che rende visibile l'influsso di questa sottile vibrazione, non visibile all'occhio umano, ma in grado di influenzare la materia.

- L'acqua ci ascolta, memorizza sul suo nastro magnetico le vibrazioni dei nostri pensieri e delle nostre emozioni e ci risponde nel linguaggio figurativo dei suoi cristalli. Questo dialogo con l'acqua consapevolizza e porta a galla l'immagine di ciò che siamo?

- E' difficile accettare che l'uomo comune possa credere al concetto di dialogo con l'acqua, in realtà questo dialogo esiste. La Terra, chiamata anche il Pianeta d'Acqua, è coperta per il 70% della sua superficie di acqua, la stessa proporzione presente in un corpo umano. La neve, che cade sulla Terra da milioni di anni, contiene cristalli simili tra loro ma diversi uno dall'altro. Ogni cristallo porta in sé un'informazione. Più precisamente, la geometria del cristallo è l'informazione stessa che si cristallizza. L'acqua, attraverso la creazione e la contemplazione dei suoi cristalli, rende possibile un dialogo con l'uomo elevando la sua consapevolizzazione.

- E' uscito il suo secondo libro Messaggi dall'Acqua Volume II. In questo lavoro lei ha attribuito particolare attenzione all'aspetto delle relazioni. Le immagini dei cristalli riflettono il risultato delle esperienze interpersonali all'interno di nuclei quali la famiglia, la scuola e i gruppi di preghiera.

- Sì, in questo libro mi sono dedicato in modo particolare all'esperienza della preghiera e all'energia che la preghiera produce. L'esperienza della preghiera ha in sé le vibrazioni del sentimento e dell'emozione che accompagnano la parola. La risultante è una vibrazione sottile in grado di intervenire sulla materia modificandola. A questo proposito voglio ricordare l'incantesimo provocato dall'energia della preghiera sulle sponde del lago Biwa, in Giappone.
Il 25 luglio 1999, alle ore 4.30 del mattino, 350 persone si sono riunite di fronte al lago inquinato per offrire le proprie preghiere all'acqua. L'intenzione delle persone che pregavano insieme era sintonizzata su pensieri di armonia e gratitudine. Il risultato è stato sbalorditivo! L'acqua prelevata dal lago inquinato prima di essere sottoposta alla vibrazione della preghiera non ha prodotto alcun cristallo, mentre l'acqua prelevata dopo la preghiera è stata in grado di produrre bellissimi cristalli per oltre sei mesi, fino a gennaio del 2000.
E' stata l'acqua stessa a guidare la mia ricerca verso questa direzione. L'intuizione, nel mio lavoro, è essenziale... mi capita di svegliarmi nel cuore della notte con l'intuizione di ciò che devo trasmettere.

- Il pianeta sta andando incontro ad un processo di deterioramento pressoché inevitabile.
A questo proposito, lei si è fatto promotore di un progetto che invita le persone ad inviare sentimenti di amore e gratitudine nei confronti dell'acqua che scorre in zone del mondo particolarmente a rischio. Questa sua proposta porta il nome di Progetto di Amore e Gratitudine all'Acqua...

- Io sono convinto che è la coscienza di ognuno di noi che crea il nostro mondo.
La vibrazione dell'amore e della gratitudine possono essere trasmesse, attraverso la nostra intenzione, ai corsi d'acqua che attraversano i paesi devastati dai conflitti e dalle guerre. Le faccio un esempio. Immaginiamo di inviare la nostra preghiera, il nostro pensiero d'amore al fiume Giordano, sulle cui sponde vivono israeliani e palestinesi. L'acqua, informata da questa altissima vibrazione di luce, armonizzerà la terra e coloro che la berranno. Naturalmente sono molte le regioni nel mondo dove dimorano guerra e povertà, come India, Pakistan, Irak e alcuni stati africani.
Per sostenere e divulgare questo progetto ho creato un sito, www.thank-water.net , che sta avendo un grande seguito. Attraverso questo gesto di preghiera all'acqua è come se operassimo una trasfusione al pianeta, sostenendolo con la vibrazione più potente, quella dell'amore.


Sui libri di Emoto potrete ammirare moltissime altre fotografie e trovare una spiegazione più dettagliata del suo metodo di analisi. Nulla di nuovo per chi conosce l'omeopatia, la floriterapia e le proprietà delle Acque Spirituali, ma estremamente utile per chi ha necessità di avere una dimostrazione scientifica.


Bibliografia M. Emoto:
I Cristalli dell'Acqua
L'insegnamento dell'Acqua
L'Acqua che guarisce
La Risposta del'Acqua


FONTI: 
www.amadeux.net
benny.meditazione.net

14 gen 2013

La Via si fa con l'andare



Tutto passa e tutto rimane
però il nostro è passare,
passare facendo cammini
cammini sopra il mare.

Viandante, sono le tue orme
la via e nulla più:
"Viandante, 
non c'e un cammino,
la Via si fa con l'andare."

La Via si fa con l'andare
e voltando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.

Viandante, non c'è un cammino,
ma una scia sul mare.

Viandante, sono le tue impronte
il cammino e nulla più:
"Viandante, 
non c'è un cammino,
la via si fa con l'andare."

Viandante, non c'è un cammino,
ma le stelle nel mare.

A. Machado 


10 gen 2013

Foglie al vento e Stelle fisse




La maggior parte degli uomini, Kamala, sono come una foglia secca, 
che si libra e si rigira nell’aria e scende ondeggiando al suolo. 
Ma altri, pochi, sono come stelle fisse, 
che vanno per un loro corso preciso, e non c’è vento che li tocchi; 
hanno in se stessi la loro legge e il loro cammino.


Siddharta - Herman Hesse


5 gen 2013

Un anno pieno di...


Vi auguro sogni a non finire 
La voglia furiosa di realizzarne qualcuno. 
Vi auguro di amare ciò che si deve amare 
E di dimenticare ciò che si deve dimenticare. 
Vi auguro passioni, vi auguro silenzi 
Vi auguro il canto degli uccelli al risveglio e risate di bambini. 
Vi auguro di resistere all'affondamento, all'indifferenza
Alle virtù negative della nostra epoca. 
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi.

Jacques Brel





Remember A Year In The Life Of  Friends
Remember the Love
Remember the Love

You got to remember the Love
You know that Love is a Gift from up above
Share Love, give Love, spread Love!

Measure your life in Love...


3 gen 2013

Memorare



Memorare, o piissima Virgo Maria,
non esse auditum a saeculo,
quemquam ad tua currentem praesidia,
tua implorantem auxilia,
tua petentem suffragia
esse derelictum.

Ego, tali animatus confidentia,
ad Te, Virgo virginum Mater, curro;
ad te venio, coram te gemens, peccator, adsisto.
Noli, Mater Verbi, verba mea despicere,
sed audi propitia et exaudi.

Amen