Candle in the Wind

Candle in the Wind

29 feb 2012

Sulla Vita



Non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto,
Per essere quello che vuoi essere.
Non c'è limite di tempo, comincia quando vuoi.
Puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo.
Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio.
Spero che tu viva tutto al meglio.
Spero che tu possa vedere cose sorprendenti.
Spero che tu possa avere emozioni sempre nuove.
Spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi.
Spero che tu possa essere orgoglioso della tua vita.
E se ti accorgi di non esserlo,
Spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero.


Il Curioso Caso di Benjamin Button



25 feb 2012

Memory



Non lascio che neanche un singolo fantasma del Ricordo
svanisca con le nuvole,
ed è la mia perenne consapevolezza del passato
che causa a volte il mio dolore.
Ma se dovessi scegliere tra gioia e dolore,
non scambierei i dolori del mio cuore
con le gioie del mondo intero.


K. Gibran


21 feb 2012

Anello Mancante




Prima luce del mattino
ti ho aspettato cantando a bassa voce
e non è la prima volta…


Ti ho anche seguita con lo sguardo
sopra il tavolo e tra i resti del giorno prima
e tra le sedie vuote…


Qualcosa nell'aria suggeriva
in fondo, non c'è troppa fretta,
mentre accarezzavo l'idea delle coincidenze
raccoglievo segnali…

Spiegami cosa ho tralasciato
quell'anello mancante
la fonte di ogni incertezza
Spiegami cosa mi è sfuggito…


Prima luce del mattino
quanti sforzi inauditi per tollerare 
preconcetti e maldicenze…

Qualcosa nell'aria suggeriva
in fondo, non c'è troppa fretta,
mentre accarezzavo l'idea delle coincidenze

Spiegami cosa ho tralasciato
quell'anello mancante,
la fonte di ogni incertezza

Spiegami cosa mi è sfuggito
quell'anello mancante
voragine che divora e non restituisce

Divora e non restituisce…

18 feb 2012

Luce Improvvisa



Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui taci?
Chi ti cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all'indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azione a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme, e si fanno i conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.


Pedro Salinas






16 feb 2012

Pelle di Foca: il ritorno a Casa



In un tempo lontano lontano, perduto per sempre, i giorni sono di neve bianca, e in lontananza i minuscoli granelli sono persone o cani oppure orsi.
Qui nulla fiorisce spontaneamente. I venti soffiano tanto forte che tutti devono indossare giacche a vento, stivali e berretti. All’aperto, le parole si congelano, e intere frasi devono essere rotte sulle labbra di chi parla e disgelate accanto al fuoco, per vedere che cosa è stato detto.
Qui la gente vive nella bianca ed abbondante capigliatura della vecchia Annaluk, la vecchia nonna, la vecchia maga che è la Terra stessa. E in questa terra viveva un uomo, un uomo così solo che negli anni le lacrime avevano scavato abissi sulle sue guance.

Cercava di sorridere e di stare contento. Andava a caccia, dormiva bene, ma desiderava tanto una compagna. Talvolta, quando si avvicinava al suo kajak una foca, rammentava le antiche storie sulle foche ch’erano un tempo esseri umani, e a ricordare quel tempo restavano gli occhi, capaci di sguardi saggi, e amorosi, e selvaggi… e talvolta, sentiva così dolorosamente la sua solitudine che le lacrime scendevano lungo i crepacci del volto.
Una volta, cacciò fino a notte fonda senza trovare nulla. Mentre la Luna si levava alta nel cielo e il ghiaccio brillava, raggiunse un grande scoglio sul mare, e su quell’antico scoglio apparve un movimento di grazia eccelsa. Remò lentamente e silenziosamente per avvicinarsi, ed ecco che sullo scoglio possente danzavano delle donne, nude come il giorno in cui le loro madri le avevano partorite.
Rimase a guardare. Le donne parevano essere fatte di latte di Luna, con la pelle punteggiata d’argento come i salmoni a primavera, e piedi e mani sottili e leggiadri.
Tanto erano belle che l’uomo rimase sbalordito, mentre le onde leggere lo trasportavano sempre più vicino allo scoglio. Sentiva ora le magnifiche risa delle donne, quanto meno pareva ridessero, o era forse l’acqua intorno allo scoglio che rideva?

L’uomo era confuso perché era abbagliato. La solitudine che gli era pesata sul petto come una pelle intrisa d’acqua era in qualche modo svanita, e senza riflettere, quasi così dovesse essere, saltò sullo scoglio e rubò una delle pelli di foca che vi giacevano. Si nascose dietro uno spuntone e infilo una pelle di foca nel suo qutmguk, la giacca di pelliccia. Ecco che subito una donna chiama con la voce più bella che mai avesse udito… come quella delle balene all’alba… o quella dei lupacchiotti che ruzzolano a primavera. Che cosa andavano ora facendo le donne?
Infilavano la loro pelle di foca e una dopo l’altra scivolavano nel mare, urlando e uggiolando felici. Una no. Cercava dappertutto ma non riusciva a trovare la sua pelle. L’uomo prese coraggio e neanche sapeva perché.
Le si mostrò: “Sii mia moglie, io sono un uomo così solo”.
“Oh io non posso esserti moglie, io appartengo agli altri, quelli che vivono di sotto”
“Sii mia moglie” insistette l’uomo  “tra sette estati ti restituirò la pelle di foca e potrai restare o andartene, come tu vorrai”.
La giovane donna-foca lo guardò a lungo in volto con quegli occhi che parevano umani. Riluttante disse: “Verrò con te, tra sette estati si deciderà”.
Ebbero un bambino e lo chiamarono Ooruk. E il bambino era agile e grassoccio. In inverno la madre raccontò a Ooruk le storie delle creature che vivono sotto al mare mentre il padre tagliava a piccoli pezzi un orso con il suo lungo coltello affilato. Quando la madre portava il piccolo Ooruk a letto, gli indicava attraverso l’apertura per il fumo le nuvole e tutte le loro forme e raccontava storie di trichechi, balene, foche e salmoni, perché erano quelle le creature che conosceva.

Ma col passare del tempo la sua carne prese a seccarsi. Prima si sfaldò, poi si incrinò. Cominciò a cadere la pelle delle palpebre e caddero a terra anche i capelli. Diventò del più pallido bianco. Cercò di nascondere la sua debolezza. Ma i suoi occhi si offuscavano sempre di più e la vista le si faceva sempre più debole.
E così andarono le cose finchè una notte il piccolo Ooruk non fu svegliato da un urlo, e del tutto insonnolito si levò a sedere sulle pelli del letto. Sentì come il ringhiare di un orso, che era suo padre che picchiava sua madre. Udì un pianto come di argento tintinnante sulla pietra, che era sua madre.
“Hai nascosto la mia pelle di foca sette anni or sono, ora giunge l’ottavo inverno. Voglio che mi sia restituito ciò di cui sono fatta” gemeva la donna foca “devo avere ciò a cui appartengo”.
“E tu mi lascerai senza moglie, e lascerai il bambino senza madre. Sei cattiva”.
E il marito strappò la porta leggera e sparì nella notte.
Il bambino amava molto sua madre. Temeva di perderla e pianse fino a piombare nel sonno, per essere risvegliato dal vento. Un vento strano, che pareva chiamarlo. Saltò fuori dal letto. Udendo ripetere il suo nome si precipitò fuori nella notte stellata. Corse alla scogliera e in lontananza, sul mare agitato dal vento, scorse una grande foca argentea e irsuta dalla testa enorme, con le vibrisse che scendevano fino al petto, gli occhi di un giallo scuro. “Ooooooruk”.
Il bambino a fatica discese giù lungo la scogliera e in fondo incespicò su una pietra, no, un involto, rotolato giù da una fenditura nella roccia. “Oooooruk”.
Il bambino aprì l’involto e lo scosse, era la pelle di foca di sua madre. Sentiva tutto il suo odore. L’anima della madre lo attraversò come un improvviso vento d’estate. Si portò la pelle al volto e l’anima di sua madre attraversò di nuovo la sua.
E la vecchia foca argentea lentamente si immerse nelle acque profonde.
Il bambino si inerpicò su per la scogliera e corse con la pelle di foca che gli svolazzava dietro, e si precipitò in casa. Sua madre lo accarezzò, e accarezzò la pelle, e socchiuse gli occhi, grata perché entrambi erano salvi. Infilò la sua pelle di foca. Sollevò il piccolo e se lo mise sotto il braccio e corse verso il mare ruggente.

“Oh madre… non lasciarmi” implorò Ooruk.
Lei voleva restare con il suo bambino, ma qualcosa la chiamava, qualcosa di più antico di lei, di più antico del tempo. Si volse verso di lui con uno sguardo di terribile amore negli occhi. Prese il viso del bambino tra le mani e soffiò il suo dolce respiro nei suoi polmoni. Allora, tenendolo sotto il braccio come un involto prezioso, si tuffò in mare, sempre più a fondo, e la donna-foca e il suo bambino respiravano agevolmente nell’acqua. E scesero nuotando sempre più a fondo, fino a raggiungere la grotta delle foche dove creature di ogni genere banchettavano e cantavano, danzavano e parlavano, e la grande foca argentea che aveva chiamato Ooruk nella notte abbracciò il bambino e lo chiamò nipote.
“Come sono andate le cose lassù, figlia?” domandò la grande foca argentea.
La donna foca guardò in lontananza e disse: “Ho ferito un essere umano… un uomo che ha dato tutto per avermi. Ma non posso tornare da lui, perché se lo facessi resterei prigioniera.”
“E il bambino?” domandò la vecchi foca. “Il mio nipotino?” Lo disse con tanto orgoglio che la voce gli tremò.
“Lui deve tornare. Non può fermarsi. Non è ancora tempo che resti con noi”. E pianse. E insieme piansero.

Passarono alcuni giorni e alcune notti, per l’esattezza sette, e in quel tempo gli occhi e i capelli della donna ritrovarono l’antica lucentezza. Diventò di un bel colore bruno, ritrovò la vista, il suo corpo ritrovò le sue rotondità, e potè nuotare a suo agio. E venne il tempo di restituire il bambino alla terra.
Quella notte la vecchia foca e la bella madre del bambino nuotarono tenendolo in mezzo a loro. Risalirono, risalirono dalle profondità verso il mondo di sopra. Là, al chiarore della luna, delicatamente poggiarono Ooruk sulla riva pietrosa.
La madre lo rassicurò: “Sarò sempre con te. Tocca quel che ho toccato, i legnetti per accendere il fuoco, il mio coltello, le incisioni che ho fatto sulla pietra di lontre e foche, e io soffierò nei tuoi polmoni un vento affinchè tu possa cantare le tue canzoni.”

Più volte la vecchia foca argentea e sua figlia baciarono il bambino. Infine si allontanarono al largo e con un ultimo sguardo scomparvero tra le onde. E Ooruk, siccome il suo tempo non era ancora venuto, rimase. Passò il tempo e diventò un grande suonatore di tamburo, cantore e artefice di storie, e si disse che tutto ciò accadde perché il bambino era sopravvissuto ed era stato riportato dalle profondità del mare dagli spiriti delle foche.
Ora, nelle grigie brume del mattino, talvolta lo si vede ancora, ripiegato in ginocchio su una certa roccia del mare, mentre pare parlare con una certa foca che spesso si avvicina alla riva.
Molti hanno cercato di catturarla, ma nessuno ci è mai riuscito e’ nota come Tanqigcaq, la brillante, la sacra, e si dice che sebbene sia una foca, i suoi occhi sono capaci di sguardi umani, saggi, selvaggi e amorosi.



La foca è un simbolo dell'Anima Selvaggia. E' affettuosa e una sorta di purezza emana da lei. Così è l'anima. Si libra nelle vicinanze. Nutre lo spirito. Non fugge quando percepisce qualcosa di nuovo o insolito o difficile.
L'anima delle donne giovani o inesperte non conosce le intenzioni altrui o il potenziale pericolo. Avviene allora il furto della pelle di foca. Per lo più il furto (della grande occasione della vita, dell'amore o del proprio spirito) avviene approfittando del lato debole: per ingenuità, scarsa intuizione dei moventi altrui, inesperienza nell'immaginare il futuro, mancanza di attenzione per gli indizi presenti nell'ambiente intorno.
L'essere derubati si trasforma in un'occasione di iniziazione archetipa. Si rinforza la decisione di lottare per una redenzione consapevole, si chiarisce cosa è importante per noi, si sente la necessità di un progetto di liberazione psichica, di mettere in atto la nuova saggezza.

La perdita della pelle: lo sviluppo della conoscenza deriva dall'iniziale inconsapevolezza, seguita da un inganno e poi dalla scoperta del modo per riconquistare il potere.
Ogni donna lontano dalla sua casa-anima alla fine si esaurisce. Allora si rimette a cercare la sua pelle per resuscitare il suo senso dell'Io e dell'anima. A mano a mano perdiamo la sensazione di essere completamente nella nostra pelle.
La pelle-anima svanisce quando non prestiamo attenzione a ciò che stiamo veramente facendo, e in particolare a quanto ci costa.
La perdiamo lasciandoci troppo coinvolgere dall'Io, diventando troppo esigenti, facendoci martirizzare, lasciandoci trascinare da un'ambizione cieca, abbandonandoci all'insoddisfazione, pretendendo di essere una fonte inesauribile per gli altri, non facendo tutto il possibile per aiutarci.
Tutte le creature della terra tornano a casa. Ci sono donne che subiscono il furto a causa di rapporti con persone che non sono nella loro pelle, e talune relazioni diventano pericolose.
Ci vogliono forza e volontà per superare queste relazioni, ma lo si può fare se si torna a casa, al nucleo di sé.
Se la pelle può andare perduta per un amore sbagliato o devastante, può andare perduta anche in un amore bello e profondo. Il furto dipende infatti dal costo che rappresenta per noi.
Quel che una relazione ci prende in tempo, energia, osservazione, attenzione, cure, addestramento, presenza, insegnamento. Questi movimenti della psiche sono come prelevamenti dai risparmi psichici. E' l'andare in rosso che provoca la perdita della pelle e l'offuscamento dei nostri istinti più acuti.

Tutte noi saliamo sullo scoglio e danziamo, senza prestare attenzione. E a un tratto non riusciamo più a trovare quel che ci appartiene o ciò a cui apparteniamo. Vaghiamo un po' stupefatte. Non va bene fare scelte in un momento così, ma noi le facciamo.
Perdere la pelle è perdere la protezione, il calore, il sistema di allarme, la vita istintiva. Essere senza pelle induce a perseguire quel che si pensa di dover fare e non quello che davvero si desidera. Si segue chiunque o qualsiasi cosa impressioni con la sua forza, si diviene scherzose invece che incisive, si butta sul ridere, ci si sbarazza delle cose. Ci si ritrae dal passo successivo, dalla discesa e da un soggiorno lungo abbastanza perché qualcosa possa accadere.

L'uomo solitario: immaginiamo che l'uomo che ruba la pelle di foca rappresenti l'Io della psiche femminile. All'inizio l'Io, con i suoi appetiti, spesso prevale.
Ma a un certo punto, intorno ai trent'anni, o più spesso ai quaranta, lasciamo che sia l'anima a prevalere. Fin dalla nascita c'è il bisogno che sia l'anima a guidare la nostra vita, perché l'Io può comprendere un tanto, e nulla più. Si spaùra, vuole fatti percettibili, è solo e limitato.
L'uomo solitario del racconto cerca di partecipare alla vita dell'anima. Ma cerca di afferrarla, invece di instaurare un rapporto. L'Io ruba la pelle di foca perché, solo e affamato, ama la luce. L'anima è costretta a una relazione con l'Io. Questo crea un temporaneo arrangiamento che produrrà un piccolo spirito capace di coabitare tra mondano e selvaggio.

Lo spirito bambino: l'unione tra Io e anima produce lo spirito bambino. Questo piccolo spirito è capace di udire la voce lontana che dice: è tempo di tornare a sé.
E' il piccolo che riporta la pelle di foca alla madre e le consente di tornare a casa. E' un potere spirituale che ci incita a continuare il nostro lavoro importante, a cambiare la nostra vita, a migliorare la comunità, a dare una mano per cambiare il mondo… tornando a casa.

Inaridimento e mutilazione: in genere depressioni, noia e confusioni deliranti sono provocate da una vita dell'anima severamente ristretta.
Quando siamo ormai inaridite cerchiamo di camminare tutte bloccate, per far vedere che ce la facciamo, che va tutto bene; ma la vita è umiliata, il costo altissimo.
E' necessario un ritorno nella propria pelle, al proprio senso istintuale, a casa. E' difficile riconoscere una condizione di inaridimento se non corriamo un grosso pericolo.
Allora si sente il richiamo alla propria vera natura.

Ascoltare l'antico richiamo: la voce in sogno è considerata un messaggio diretto dell'anima. Nella storia la vecchia foca sale dal mare per lanciare il richiamo, finchè qualcosa in noi non risponde.
Il segnale parte quando qualcosa comincia ad essere troppo. Di fronte al troppo, a poco a poco ci inaridiamo, il cuore si stanca, le energie decrescono, e il misterioso desiderio di qualcosa si leva sempre più in alto. Il richiamo va seguito anche quando non abbiamo la minima idea di dove andare. Sappiamo soltanto che dobbiamo alzarci e andare a vedere. Alla fine inciamperemo nella pelle di foca.
Un soggiorno troppo protratto: la donna-foca si dissecca perché resta troppo a lungo lontana da casa. Nel racconto diventa una versione anemica di quello che fu. Non bisogna consumarsi la vita in un matrimonio, una fatica o uno sforzo inutili o poco gratificanti. Se si resta lontane da casa troppo a lungo si è meno capaci di avanzare nella vita.

Un ritorno a casa è molte cose diverse per donne diverse; molti sono i modi per tornare a casa: alcuni profani, altri divini. Rileggere passi di libri o poesie; passare qualche minuto in riva al fiume; sedere sotto il portico a rammendare qualcosa; camminare senza meta; salutare il sole che sorge; pregare; tenere in braccio un bambino piccolo; aprire le mani sotto la pioggia; contemplare la bellezza, la grazia, la commovente fragilità degli esseri umani.
Il continuo rimandare il ritorno può essere dovuto all'identificazione della donna con l'archetipo della guaritrice. Questo archetipo porta saggezza, bontà, sapienza, ma solo fino a un certo punto, oltre è d'impedimento alla nostra vita.
Per evitare la trappola bisogna imparare a dire : "Alt" e "Basta con la musica". Il fondamentale istinto selvaggio che decide "solo fin qui e non oltre, solo questo e niente più" deve essere recuperato e sviluppato.
Meglio tornare a casa per un po', anche se gli altri si irritano, che restare e peggiorare, fino a cadere a pezzi. Se non andiamo a casa quando è tempo di andare perdiamo la concentrazione.

Lo scioglimento, il tuffo: la casa è là dove un pensiero o una sensazione possono svilupparsi invece di essere interrotti o di esserci strappati perché altro richiede la nostra attenzione o il nostro tempo. Quando è tempo è tempo, anche se non siete pronte, anche se tante cose restano da fare.
Per alcune, “casa” è la ripresa di qualche impresa abbandonata. Per altre, “casa” è un bosco, un deserto, un mare; ogni donna sa in cuor suo quanto a lungo e con quale frequenza deve tornare a casa.

Respirare sott'acqua: la donna foca porta il bambino a trovare quelli che vivono sotto. Il bambino rappresenta un nuovo ordine della psiche, è un essere mediale, capace di attraversare entrambi i mondi, non è completamente Io né completamente anima, è una cosa di mezzo.
La donna foca del racconto è un'emanazione dell'anima. E' in grado di vivere in tutti i mondi, ma non può restare troppo a lungo sulla terra. Lei e il pescatore (l'Io psiche) creano un bambino che può vivere anch'esso nei due mondi, ma non può restare troppo a lungo nella casa-anima.
La donna foca, l'Io-anima, passa idee, sentimenti, pensieri e impulsi dall'acqua all'Io mediale, che a sua volta li porta a terra e alla consapevolezza del mondo esterno.
C'è anche il percorso inverso: gli eventi della vita quotidiana, i traumi e le gioie, i timori e le speranze, vengono passati all'anima, che li commenta nei sogni notturni e manda le sue sensazioni verso l'alto, attraverso il corpo.
La donna selvaggia è una combinazione di buon senso comune e di senso dell'anima. La donna mediale è il suo doppio, è di questo mondo ma può raggiungere gli angoli più riposti della psiche.

L'emersione: ma non possiamo restare sott'acqua per sempre, dobbiamo risalire in superficie. Il rimedio a questo lutto è dato dalla donna foca al suo bambino: "sarò sempre con te".
Come il bambino della donna foca, impariamo che avvicinarci alla creazione della madre anima è esserne ricolmate. Anche se si torna tra la gente, tutta la sua forza si sente nei poteri femminili di introspezione, passione e connessione alla natura selvaggia. Se manterremo i contatti con gli strumenti della forza psichica, sentiremo il suo respiro.
Ooruk resta a terra, ha la promessa. Non appena torniamo al mondo rumoroso tutto ha un aspetto leggermente estraneo. La sensazione di venire da un mondo estraneo svanisce dopo poche ore o pochi giorni. Allora passeremo il tempo nella nostra vita mondana, alimentate dall'energia raccolta durante il viaggio a casa.
Nel racconto il bambino mette in pratica la natura mediale. Suona il tamburo, canta, diventa cantastorie. Così il bambino vive quanto la donna foca ha soffiato su di lui. Allora, invece di cercare di "far durare la magia", viviamo.

L'esercizio della solitudine intenzionale: il bambino ormai grande s'inginocchia su uno scoglio e conversa con la donna foca. Questo esercizio quotidiano e intenzionale della solitudine gli consente di stare vicino a casa in modo critico, riuscendo a richiamare l'anima nel mondo di sopra per brevissimi periodi. Solitudine non è assenza di energia o di azione, ma un dono di provviste selvagge.
Come si fa a richiamare l'anima? In molti modi: con la meditazione, o nei ritmi della corsa, del canto, della scrittura, della pittura, con i riti e i rituali, con l'immobilità, la quiete. 
Tutte abbiamo uno stato mentale familiare in cui realizzare questo genere di solitudine. Bisogna spegnere tutte le distrazioni. La solitudine vive di poco: costa soltanto qualcosa in intenzione e perseveranza, ma qualsiasi tempo e qualsiasi luogo vanno bene.

Possiamo vivere sulla terra, ma non per sempre, non senza viaggi nell'acqua e a casa.  Le culture esageratamente civilizzate e oppressive cercano di trattenere la donna dal ritorno a casa, troppo spesso le si intima di star lontano dall'acqua, finchè smagrisce e si indebolisce.
Ma quando arriva il richiamo, una parte di lei lo ode sempre e va, perché si è preparata a seguirlo. Il ritorno a casa e la conversazione con la foca sono i nostri atti di innata e integrale ecologia, perché sono un incontro con l'anima selvaggia.

Donne che corrono con i Lupi- C. P. Estes

14 feb 2012

Innamoratevi!!!




Svelti! Svelti! Veloci, piano. Con calma. Non v'affrettate.
Poi non scrivete subito poesie d'amore, che sono le più difficili, aspettate d'avere almeno un'ottantina d'anni. Scrivetele su un altro argomento, che ne so, sul mare, il vento, un termosifone, un tram in ritardo... che non esiste una cosa più poetica di un'altra.
Avete capito? La poesia non è fuori, è dentro.
Cos'è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio la poesia sei tu!
E vestitele bene le poesie, cercate bene le parole, dovete sceglierle!
A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola.
Sceglietele!
La bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere!
Da Adamo ed Eva. Lo sapete quanto ci ha messo Eva prima di scegliere la foglia di fico giusta? Come mi sta questa? Come mi sta questa? Come mi sta questa? Ha spogliato tutti i fichi del paradiso terrestre.

Innamoratevi!
Se non vi innamorate è tutto morto, morto tutto è!
Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto.
Dilapidate la gioia!
Sperperate l'allegria!
Siate tristi e taciturni con l'esuberanza!
Fate soffiare in faccia alla gente la felicità!
...questo è quello che dovete fare...
...per trasmettere la felicità, bisogna essere felici!
E per trasmettere il dolore bisogna essere felici!
Siate felici!

Dovete patire, stare male, soffrire!
Non abbiate paura di soffrire: tutto il mondo soffre!
E se non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una cosa sola serve: tutto!
E non cercate la novità, la novità è la cosa più vecchia che ci sia.
E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa o da così, buttatevi in terra, mettetevi così!
E’ da distesi che si vede il cielo, guarda che bellezza!
Perché non mi ci sono messo prima?

Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono!
Fatevi obbedire dalle parole!
Se la parola muro non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara!
Che è questo? Boh! Non lo so!
Questa è la bellezza, come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre. Forza cancellate tutto che dobbiamo cominciare, la lezione è finita!


12 feb 2012

I Have Nothing




Share my life
Take me for what I am
Cause I'll never change
All my colors for you

Take my love
I'll never ask for too much
Just all that you are
And everything that you do

I don't really need to look
Very much farther
I don't wanna have to go
Where you don't follow

I don't hold it back again
This passion inside
Can't run from myself
There's no where to hide

Don't make me close one more door
I don't wanna hurt anymore
Stay in my arms if you dare
Must I imagine you there?

Don't walk away from me
I Have Nothing
Nothing
Nothing
If I don't have you

You see through
Right to the heart of me
You break down my walls
With the strength of your love

I never knew
Love like I known it's with you
Will the memories survive?
One I can hold on to…

I don't really need to look
Very much farther
I don't wanna have to go
Where you don't follow

I don't hold it back again
This passion inside
Can't run from myself
There's no where to hide

You're the love I remember
Forever...

Don't make me close one more door
I don't wanna hurt anymore
Stay in my arms if you dare
Must I imagine you there?

Don't walk away from me
Don't you dare walk away from me
I have nothing
Nothing
Nothing
If I don't have you


10 feb 2012

L' Amore Immaginato




Siamo mondi siamo mondi paralleli
Che si attraggono e respingono così
Tu non credere che io ti stia scappando
Qui tutto passa e niente si dimentica

Provo a dire cose facili per altri
Ma che mi fan paura
Basterebbe solo fare il primo passo
Rischiare una figura e forzare la serratura

L’amore immaginato
È quello vero, quello vero, quello vero, quello vero, quello amato
L'amore immaginato
È quello che ti chiama e poi non chiama, poi ti chiama, poi sta lì in agguato
L'amore incasinato
Quello che fa bene che fa male che fa bene che fa male che fa bene che fa bere
L’amore immaginario…



Just like the atoms of imaginary love
We keep on pulling back and pushing far away
But there are those things way too easy but are scary
It scares the world out of me
Risking anything to follow all that I feel
Where everybody's looking for the key to the one and only



Ah l'amore immaginato
E’ quello vero quello vero quello vero quello amato
L'amore incasinato
Makes you happy makes you crazy makes you thirsty
Makes you hungry makes you want more
L'amore immaginario...

C’è proprio un mondo in testa
Che passa qui dal cuore
E dove in fondo all’anima
Ci potremo poi incontrare
Per ricominciare...

L'amore immaginato
E’ bello vero bello vero bello vero bello vero bello amato
L'amore immaginato
Makes you happy makes you crazy makes you thirsty
L'amore amaro amato
Quello che fa bene che fa male che fa bene che fa male che fa bene che fa bere
L'amore immaginario...


8 feb 2012

La Via del cuore


La felicità sta alla gioia come una lampada elettrica sta al sole.
La felicità ha sempre un oggetto, si è felici di qualcosa,
è un sentimento la cui esistenza dipende dall'esterno.
La gioia invece non ha oggetto.
Ti possiede senza alcuna ragione apparente,
nel suo essere somiglia al sole,
brucia grazie alla combustione del suo stesso cuore.

Sai qual è l'errore che si fa sempre?
Quello di credere che la vita sia immutabile,
che una volta preso un binario, lo si debba percorrere fino in fondo.
Il destino, invece, ha molta più fantasia di noi.
Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo,
quando raggiungi il picco della disperazione massima,
con la velocità di una raffica di vento, tutto cambia, si stravolge,
e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.

Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa,
pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere.
Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento,
mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.
Radici e chioma devono crescere in uguale misura,
devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo,
solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e frutti.

E quando poi davanti a te si apriranno strade e non saprai quale prendere,
non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.
Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, 
senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora.
Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.
Quando poi ti parla, alzati e va dove lui ti porta.


S. Tamaro


Le strade del cuore sono tante
ma solo una è la Via per giungere ad esso.


6 feb 2012

Temporale



Gli occhi non sanno vedere quello che il cuore vede
La mente non può sapere quello che il cuore sa
L'orecchio non può sentire quello che il cuore sente
Le mani non sanno dare quello che il cuore dà

C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo, senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità, porta novità

Il lupo perde il pelo, io perdo le occasioni
Ma non so perdere il vizio delle emozioni
La vita è più interessante delle definizioni
E tutto quello che arriva da qualche parte va
Gerusalemme è divisa sotto ad un solo cielo
E la mia mente è divisa dentro ad un corpo solo
Un meridiano per forza incrocia un parallelo
Determinando la sorte di molta umanità

E tutto quello che sappiamo non è vero
E tutto quello che sappiamo non è vero

Si perdono le origini nel buco del tempo
Ma tutto si conserva nelle profondità
Sia l'elefante che il topo non avranno scampo
La legge della savana li governerà

Non si può scegliere un sogno, non si può scegliere
Quando ti arriva ti arriva, non c'è niente da fare
Le previsioni del tempo si posson prevedere
Ma un temporale che arriva non lo puoi fermare

Si danza per invocare la fertilità
Si danza prima del sesso o di un combattimento
Si danza per riscaldarsi dal freddo che fa
Si danza per imitare il lavoro del vento

Quando non so dove sono, io mi sento a casa
Quando non so con chi sono, mi sento in compagnia
Quando c'è troppa virtù il cuore mi si intasa
La cura è spesso nascosta dentro alla malattia

C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità

Quando tu hai fame nessuno può mangiare per te
Quando io ho sete nessuno può bere al posto mio
Anche gli automi hanno un cuore di alluminio puro
Pronto per farci passare l'amore del futuro
Abramo lascia la casa senza sapere niente
Si mette in strada lasciando quel che sapeva già
E il trapezista si gioca tutto continuamente
Per pochi soldi ed per un brivido di libertà
L'autista di scuolabus ha in mano la nazione
Più di un ministro di un Papa o di un'autorità


E c'è una terra di mezzo tra il torto e la ragione
La maggior parte del mondo la puoi trovare là

Lavori in corso ci dispiace per l'inconveniente
Hanno scoperto una casa dell'antichità
Due scheletri abbracciati qualche osso poco o niente
Ma il loro bacio va avanti per l'eternità

C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità

L'antico impero cinese accolse Marco Polo
Perchè era un giovane mercante di immaginazione
Non servono grandi ali per spiccare il volo
La vita è molto più vasta di una definizione
E stanno tutti aspettando che succeda qualcosa
Che tolga il velo di polvere dalla realtà
E stanno tutti aspettando che arrivi la sposa
Coi fiori in mano e una promessa di felicità

Problemi di digestione ispirano romanzi
Rivelazioni che nascono nell'acidità
Un pò di bicarbonato dopo certi pranzi
Si eviterebbe lo scontro delle civiltà
Gli uccelli volano bassi e sfiorano l'asfalto
E i cani stanno in silenzio con aria d'attesa
La foto sulla parete mi segue con lo sguardo
Nessun allarme per ora, nessuna sorpresa

C'è un temporale in arrivo
C'è un temporale in arrivo senti l'elettricità
C'è un temporale in arrivo sulla mia città
Porta novità porta novità

E l'invincibile non è quello che vince sempre
Ma quello che anche se perde, non è vinto mai
L'intelligenza è nel corpo, il sapere nel cuore
Se pensi sempre ad un muro, un muro troverai
Mi son trovato memorie che non sono mie
Ho un solo nome ma almeno cento identità
E' naturale preferire le belle bugie
Alla durezza di ghiaccio di certe verità


Viviamo comodi dentro alle nostre virgolette
Ma il mondo è molto più grande, più grande di così
Se uno ha imparato a contare fino a sette
Vuol mica dire che l'otto non possa esserci
Senti l'elettricità, senti l'elettricità