Candle in the Wind

Candle in the Wind

15 giu 2012

La Chiave del Tempo Perduto


Ed ecco, macchinalmente, oppresso dalla giornata grigia e dalla previsione d'un triste domani, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzo di «madeleine».
Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario.
Un piacere delizioso m'aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa.
M'aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso che agisce l'amore, colmandomi d'un'essenza preziosa: o meglio quest'essenza non era in me.
Era me stesso. 
Avevo cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale.
Donde m'era potuta venire quella gioia violenta? 
Sentivo ch'era legata al sapore del tè e della focaccia, ma la sorpassava incommensurabilmente, non doveva essere della stessa natura. 
Donde veniva?  Che significava?  Dove afferrarla?
Bevo un secondo sorso in cui non trovo nulla di più che nel primo, un terzo dal quale ricevo meno che dal secondo. E' tempo ch'io mi fermi, la virtù della bevanda sembra diminuire.

E' chiaro che la verità che cerco non è in essa, ma in me.
Essa l'ha risvegliata, ma non la conosce, e non può che ripetere indefinitamente, con forza sempre minore, quella stessa testimonianza che io sono incapace d'interpretare e che voglio almeno poterle donare di nuovo e ritrovare a mia disposizione intatta, fra poco, per una spiegazione decisiva. 
Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo. Tocca a esso trovare la verità.
Ma come?
Grave incertezza, ogni qualvolta l'animo nostro si sente sorpassato da sé medesimo; quando lui, il ricercatore, è al tempo stesso anche il paese tenebroso dove deve cercare e dove tutto il suo bagaglio non gli servirà a nulla. 
Cercare? non soltanto: creare.
Si trova di fronte a qualcosa che ancora non è, e che esso solo può rendere reale, poi far entrare nella sua luce.

E ricomincio a domandarmi che mai potesse essere quello stato sconosciuto, che non portava con sé alcuna prova logica, ma l'evidenza della sua felicità, della sua realtà dinanzi alla quale ogni altra svaniva. 
Voglio provarvi a farlo riapparire.
Indietreggio col pensiero al momento in cui ho bevuto il primo sorso di tè.
Ritrovo lo stesso stato, senza una nuova luce. 
Chiedo al mio animo ancora uno sforzo, gli chiedo di ricondurmi di nuovo la sensazione che fugge.
E perché niente spezzi l'impeto con cui tenterà di riafferrarla, allontano ogni ostacolo, ogni pensiero estraneo, mi difendo l'udito e l'attenzione dai rumori della stanza accanto.  Ma, sentendo come l'animo mio si stanchi senza successo, lo costringo a prendersi quella distrazione che gli rifiutavo, a pensare ad altro, a ripigliar vigore prima d'un tentativo supremo.
Poi, una seconda volta, gli faccio intorno il vuoto; di nuovo gli metto di fronte il sapore ancora recente di quel primo sorso, e sento in me trasalire qualcosa che si sposta e che vorrebbe alzarsi, qualcosa che si fosse come disancorata, a una grande profondità, non so che sia, ma sale adagio adagio; sento la resistenza, e odo il rumore delle distanze traversate.

Certo, ciò che palpita così in fondo a me dev'essere l'immagine, il ricordo visivo, che, legato a quel sapore, tenta di seguirlo fino a me.  Ma si agita in modo troppo confuso; percepisco appena il riflesso neutro in cui si confonde l'inafferrabile turbinio dei colori smossi; ma non so distinguere la forma, né chiederle, come al solo interprete possibile, di tradurmi la testimonianza del suo contemporaneo, del suo inseparabile compagno, il sapore, chiederle di rivelarmi di quale circostanza particolare, di quale epoca del passato si tratti.
Toccherà mai la superficie della mia piena coscienza quel ricordo, l'attimo antico che l'attrazione d'un attimo identico è venuta così di lontano a richiamare, a commuovere, a sollevare nel più profondo di me stesso?
Non so. 
Adesso non sento più nulla, s'è fermato, è ridisceso forse; chi sa se risalirà mai dalle sue tenebre? Debbo ricominciare, chinarmi su di lui dieci volte.
E ogni volta la viltà, che ci distoglie da ogni compito difficile, da ogni impresa importante, m'ha consigliato di lasciar stare, di bere il mio tè pensando semplicemente ai miei fastidi di oggi, ai miei desideri di domani, che si possono ripercorrere senza fatica.

E ad un tratto il ricordo m'è apparso.
Quel sapore era quello del pezzetto di «madelaine» che la domenica mattina a Combray, quando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Léonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio.
La vista della focaccia, prima d'assaggiarla, non m'aveva ricordato niente....

Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso edificio del Ricordo.



 Alla Ricerca del Tempo perduto - M. Proust 

12 commenti:

  1. Cosa avrà mai voluto dire il buon Marcel?
    Che spesso ci fossilizziamo su delle cose (il tè) senza capire che il bello sta in altro (il biscottino) ? :p

    Moz-

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    1. ahahahahahahah XD

      Miki sei troppo intelligente perchè io sprechi parole per spiegarti il senso del passo......... ;-)

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    2. Esagerata^^
      Comunque non ho mai letto questo testo... è impegnativo?

      Moz-

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    3. se vuoi scoprirlo............. leggitelo!!!!! :-P

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    4. purtroppo non ho tempo per sperimentare, di sti periodi! XD
      Ma ho letto il tuo commento sotto, e ho scoperto che è impegnativo e lunghissimo! :p

      Moz-

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    5. beh è un vero peccato... è un librone che a te piacerebbe moltissimo: il Tempo, la nostalgia, i ricordi sono la mappa per la ricerca di qualcosa che è andato (irrimediabilmente?) perduto, qualcosa che altro non è se non se stesso.

      ci sono tutti i temi cari a te... ok, aggiungilo alla "lista di cose che devo fare" prima di compiere 13 anni!!! ;-)

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  2. ...e guarda che non ho manco fatto la battuta sull'inzuppare il biscottino nel tè.
    :)

    Moz-

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    1. ahahahahahahahahah ma menomale... hai avuto un certo riguardo per Proust!!! XD

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  3. Tutto questo brano per un singolo istante, com'è magico il tempo e lo scrivere :)

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    1. Questo libro è impegnativo e lunghissimo - ma se non lo hai letto ti consiglio di farlo durante le vacanze, ti aiuterà moltissimo per scrivere sempre meglio - ma ha qualcosa di magico: la dimensione dell'infanzia e del ricordo è fondamentale per Proust!

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  4. Cara Scarlett,
    come stai?
    Non ho letto mai Proust, ma mi hai incuriosito...
    Sono curiosa del scoperto "delle Terme antiche" da voi e beata te!
    Avete tanti meravigliosi patrimoni...
    Sarebbe bello se potessi visitarle un giorno...
    Buona domenica e Ti abbraccio

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    1. ciao Tittina
      non so come il commento che ti avevo scritto ieri non spunta!!

      Proust è molto impegnativo e di non facile lettura anche per un italiano.... pensa per uno straniero!
      Ma sono sicura che tu potresti leggerlo e gustarlo come e anche meglio di tanti italiani!
      Facci un pensierino... :-)

      Buona settimana, ti aspetto a Piazza Armerina!

      un abbraccio

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