Candle in the Wind

Candle in the Wind

28 gen 2013

Vassilissa La Bella



C'era una volta, e una volta non c'era, una giovane madre che giaceva sul letto di morte, il volto bianco come le rose di cera della sagrestia della chiesa accanto. La figlioletta e il marito sedevano in fondo al letto di legno e pregavano Dio. La madre chiamo a sé Vassilissa e la piccola dagli stivaletti rossi e dal grembiulino bianco s'inginocchiò accanto alla mamma.
"Ecco, questa bambola è per te, tesoro mio" sussurrò la mamma. E da sotto le coperte tirò fuori una bambolina che come Vassilissa indossava stivaletti rossi, grembiulino bianco, gonna nera e corsetto ricamato. "Se ti perderai o avrai bisogno di aiuto, domanda a questa bambola che fare. Tienila sempre con te, non parlarne a nessuno e nutrila quando ha fame". E il respiro le ricadde nelle profondità del corpo, dove raccolse l'anima e sfuggì dalle labbra.
La bambina e suo padre a lungo piansero e si disperarono. Ma poi, come il campo crudelmente sconvolto dalla guerra, la vita del padre rinverdì e sposò una vedova che aveva due figlie.
Sebbene esse avessero modi educati e sorridessero sempre come vere signore, dietro ai loro sorrisi c'era qualcosa del roditore che il padre di Vassilissa non notava. Quando le tre donne erano sole con Vassilissa la tormentavano, la costringevano a servirle, la mandavano a tagliare la legna. La odiavano perché c'era in lei una bellezza ultraterrena.
Un giorno la matrigna e le sorellastre non la sopportarono più. "Facciamo in modo che il fuoco si estingua, e poi mandiamola nella foresta dalla Baba Yaga a chiedere il fuoco. Così la Baba Yaga la ucciderà e se la mangerà". Squittirono come esseri che vivono nell'oscurità. Così quella sera, quando Vassillissa tornò da aver raccolto la legna, la casa era tutta al buio.
Domandò alla matrigna: "Come faremo a cucinare? Come faremo a rischiarare le tenebre?"
"Stupida ragazza, ovviamente non abbiamo fuoco. Devi andare a cercare la Baba Yaga a chiederle un carbone per riaccendere il fuoco". "Benissimo, lo farò" rispose Vassilissa, e si avviò.
Nel bosco l'oscurità si faceva sempre più fitta, e i ramoscelli che le scricchiolavano sotto i piedi la riempivano di paura. Infilò la mano nella tasca del grembiule, dove nascondeva la bambola che la mamma le aveva dato, e subito si sentì meglio. E a ogni biforcazione Vassilissa infilava la mano nella tasca e consultava la bambola, e la bambola le indicava da che parte andare.
Improvvisamente un uomo vestito di bianco su un cavallo bianco passò al galoppo, e si fece più chiaro. Poi passò un uomo vestito di rosso su un cavallo rosso, e sorse il sole. Cammina, cammina Vassilissa arrivò alla tana della Baba Jaga, e proprio in quel momento un cavaliere vestito di nero su un cavallo nero penetrò nella baracca. Subito si fece notte.
La Baba Jaga era veramente una creatura spaventosa. Viaggiava su un mortaio che si spostava da solo. Guidava questo veicolo con un remo a forma di pestello, e intanto cancellava le tracce alle sue spalle con una scopa fatta con i capelli di persone morte da gran tempo. E il mortaio volava nel cielo con i capelli grassi della Baba Jaga che svolazzavano dietro. Il lungo mento era ricurvo verso l'alto e il lungo naso verso il basso, così si incontravano al centro. Aveva una barbetta a punta tutta bianca e verruche sulla pelle. Le unghie nere erano spese e ricurve e tanto lunghe che non poteva chiudere la mano a pugno..
Ancora più strana era la casa della Baba Jaga. Posava su un mucchio di zampe gialle di gallina, camminava da sola e qualche volta volteggiava come una ballerina in estasi. Le maniglie delle porte e delle finestre erano fatte con dita umane di mani e di piedi e il chiavistello era un grugno di denti appuntiti.
Vassilissa consultò la bambola e lei le rispose che quella era la casa che cercava. E d'improvviso la Baba Jaga nel suo mortaio calò su Vassilissa urlandole: "Cosa vuoi?".
La fanciulla tremava: "Nonna, sono venuta per il fuoco…ho bisogno di fuoco". " Oh, sì ti conosco, e conosco i tuoi. Dunque, essere inutile…hai lasciato spegnere il fuoco. E che cosa ti fa pensare che io ti darò la fiamma?"
Vassilissa consultò la bambola e rispose. "Perché chiedo". La Baba Jaga disse soddisfatta. "Sei fortunata. E' la risposta giusta". E Vassilissa si sentì fortunatissima per aver dato la risposta giusta.
Baba Jaga la minacciò: "Non potrò darti il fuoco finchè non avrai fatto del lavoro per me. Se adempirai questi compiti per me, avrai il fuoco. Se no… se no, cara bambina, morirai".
La Baba Jaga ordinò a Vassilissa di portarle quello che stava cuocendo nel forno. Nel forno c'era cibo per dieci persone e la Baba Jaga lo mangiò tutto, lasciando una piccola crosta e un cucchiaio di minestra per Vassilissa.
"Lavami i vestiti, scopa il cortile e la casa, e separa il grano buono da quello cattivo e vedi che tutto sia in ordine. Se quando torno non avrai finito sarai tu il mio banchetto". E la Baba Jaga volò via sul suo mortaio. E cadde di nuovo la notte.
Quando la Baba Jaga se ne fu andata la bambola rassicurò Vassilissa che ce l'avrebbe fatta, le disse di mangiare qualcosa e di andare a dormire. Vassilissa rifocillò anche la bambola e si addormentò.
Al mattino la bambola aveva fatto tutto, e non restava che preparare il pasto. La sera la Baba Jaga tornò e trovò che non era rimasto nulla da fare. In parte contenta, e in parte no, sibilò: "Sei una ragazza molto fortunata".
Chiamò poi i suoi fedeli servitori perché macinassero il frumento, e tre paia di mani comparvero a mezz'aria e cominciarono a raschiare e a pestare il frumento. La pula volava per la casa come una neve dorata. Quando fu tutto finito la Baba Jaga si sedette a mangiare. Mangiò per ore e ordinò a Vassilissa di pulire di nuovo tutta la casa, di scopare il cortile e lavarle i vestiti.
"In quel mucchio di sporcizia ci sono molti semi di papavero. Per domattina voglio una pila di semi di papavero e una pila di sporcizia, ben separati".
Quella notte la Baba Jaga dormì come un ghiro. Vassilissa cercò…di raccogliere…i semi di papavero…tra la sporcizia. Dopo un po' la bambola le disse: "Ora dormi. Andrà tutto bene". di nuovo la bambola si occupò di tutto e quando la vecchia tornò a casa era stato tutto fatto. La Baba Jaga chiamò i suoi fedeli servitori perché spremessero l'olio dai semi di papavero.
Mentre la Baba Jaga si insudiciava le labbra con il grasso dello stufato, Vassilissa le stava accanto. "Posso farti qualche domanda, nonna?". "Domanda pure, ma ricordati che troppo saprai, presto invecchierai". Vassilissa chiese dell'uomo bianco sul cavallo bianco. "Quello è il mio giorno", rispose la Baba Jaga intenerita. "E l'uomo in rosso sul cavallo rosso?". "Oh, quello è il mio sole nascente". "E l'uomo sul cavallo nero?". "Quello è il terzo, ed è la mia notte. Vieni qui, vuoi farmi altre domande?", le disse con tono suadente. Vassilissa stava per chiederle di quelle strane mani, ma la bambola cominciò ad agitarsi nella tasca e allora disse: "No nonna. Come tu stessa hai detto, troppo saprai, presto invecchierai".
"Ah" disse la Baba Jaga "sei più saggia dei tuoi anni. E come hai fatto a diventare così?". "Grazie alla benedizione della mia mamma" disse sorridendo Vassilissa.
"Benedizione?! Non abbiamo bisogno di benedizioni qui! Meglio che tu te ne vada" e la spinse fuori. Ma prima le dette un teschio dagli occhi ardenti e lo infilò su un bastone. "Ecco, prendi il tuo fuoco e portatelo a casa".
Vassilissa corse a casa, seguendo il percorso che la bambola le indicava. Era notte, e Vassilissa attraversò la foresta con il teschio sul bastone, con il fuoco che usciva dall'orecchio, dall'occhio, dal naso e dalla bocca del teschio. D'improvviso provò paura di quella luce fantastica e pensò di gettarlo, ma il teschio le parlò e la invitò a calmarsi e proseguire.
La matrigna e le sorellastre si avvicinarono alla finestra e videro una strana luce danzante nei boschi. Vassilissa si avvicinava sempre di più e quando la matrigna e le sorellastre la riconobbero le corsero incontro e le dissero che non avevano avuto più fuoco da quando se n'era andata.
Vassilissa entrò in casa con un senso di trionfo. Ma il teschio sul bastone osservava ogni mossa delle sorellastre e della matrigna, e la mattina dopo aveva bruciato e ridotto in cenere il malvagio terzetto.




Vassilissa è la storia del passaggio di madre in figlia, da una generazione all'altra, del potere femminile dell'intuito. Tutti gli aspetti della storia appartengono ad un'unica psiche nel suo processo di iniziazione. 
L'iniziazione è messa in atto dall'esecuzione di alcuni compiti:

1 - consentire all'ottima madre di morire. Accettare che la madre psichica protettiva non sia la guida centrale della propria vita istintuale futura. Assumersi il compito di essere sole, sviluppare la propria consapevolezza del pericolo, dell'intrigo, della politica. Diventare vigili. Lasciar morire quello che deve morire. Al morire della madre, nasce la nuova donna.
Una madre troppo buona ci impedisce di rispondere a nuove sfide e di raggiungere uno sviluppo più profondo. Può avvenire un arresto nel processo iniziatico, ma una ri-iniziazione può ristabilire l'intuito profondo indipendentemente dall'età. L'iniziazione di Vassilissa consiste nel lasciare morire quelle vecchie credenze che rendono la vita troppo sicura, che proteggono troppo. Viene un tempo in cui bisogna cambiare madri. Spesso udiamo voci dentro di noi che ci incoraggiano a restare al sicuro. Ma se restiamo troppo tempo con la madre troppo buona, diventeremo povere invece che forti. Impariamo ad andare a caccia.

2 - abbandonare l'ombra primitiva. Scoprire che essere dolci, buone, carine, non renderà più lieta la vita. Esperire direttamente la propria natura oscura, gli aspetti esclusivisti, gelosi e sfruttatori dell'io. Stringere il miglior rapporto possibile con le parti peggiori di sé. Lavorare perché il vecchio io muoia e nasca un nuovo io intuitivo.
Gli aspetti oscuri della psiche sono rappresentati dalla matrigna e dalle sorellastre. In questa fase la donna è molestata dalle richieste della psiche che la esorta a compiacere qualsiasi desiderio altrui. La famiglia acquisita di Vassilissa è un ganglio intrapsichico che comprime il nervo della vitalità. Neanche il padre della psiche si rende conto dell'ambiente ostile, è troppo buono. Nella storia le donne spremono tanto la forza psichica che per le loro macchinazioni il fuoco si estingue. Il fuoco che si estingue aiuta Vassilissa a sfuggire alla sottomissione, la fa entrare in una vita nuova.

3 - la navigazione nell'oscurità. Avventurarsi nel luogo dell'iniziazione profonda (la foresta) e cominciare ad esperire. Imparare a sviluppare sensibilità e basarsi solo sui propri sensi interiori. Imparare la via del ritorno alla madre selvaggia. Imparare ad alimentare l'intuito. Trasferire il potere alla bambola, ovvero all'intuizione.
La bambola rappresenta la piccola forza istintuale vitale, è un pezzettino d'anima che porta tutta la conoscenza del più grande anima-Io, è la voce interiore di noi donne, la voce della ragione intima. L'intuito ha artigli che squartano e inchiodano, ha occhi capaci di vedere oltre le corazze dei personaggi e orecchie per udire oltre le chiacchiere. L'Io intuitivo va nutrito dandogli ascolto e seguendo il suo consiglio.

4 - affrontare la strega selvaggia. Familiarizzarsi con l'arcano, lo strano l'alterità del selvaggio. Assumere alcuni suoi valori nella nostra vita, diventando un po' strane. Imparare ad affrontare il grande potere altrui e il nostro. Lasciar ancor più morire la bambina fragile e troppo amabile. 
La casa della Baba Jaga fa parte del mondo animale e Vassilissa ha bisogno di questo elemento nella sua personalità. E' una casa che cammina, piroetta è viva, piena di entusiasmo e di gioia.
Il dono della bambola intuitiva fatto dalla madre amabile è incompleto senza l'assegnazione dei compiti e il controllo dei medesimi da parte della vecchia selvaggia. La Baba jaga incute paura perché è insieme il potere di annientamento e il potere della forza vitale.

5 - servire il non-razionale. Restare con la Dea Strega. Arrivare a riconoscere il suo (il vostro) potere. Ordinare, nutrire, creare energia e idee.
La Baba Jaga insegna sia la morte sia il rinnovamento. Insegna a Vassilissa come prendersi cura della casa psichica del femminino selvaggio. Nel racconto il bucato è il primo compito. Significa ridare elasticità a quanto si è allentato. Il rinnovamento, la rivivificazione avvengono nell'acqua. Gli indumenti rappresentano la persona, la prima visione che gli altri hanno di noi. Oppure il significato esterno, l'esibizione della padronanza.
Vassilissa ha poi il compito di scopare la capanna e il cortile. Una donna saggia tiene sgombro il suo ambiente psichico, mantenendo sgombri la testa e un posto per lavorare, e lavorando per portare a compimento le sue idee e i suoi progetti.
Cucinare per la Baba Jaga. Per cominciare bisogna accendere il fuoco, bruciare di passione, di parole, di idee, di desiderio, per qualunque cosa si ami veramente. Il fuoco va osservato, attizzato, vi va aggiunta legna. Questi sono i cicli delle donne: depurare il proprio pensiero, rinnovare i valori regolarmente; liberare la psiche dalle banalità, ramazzare l'Io; curare il fuoco creativo e cucinarvi idee sistematicamente.

6 - selezionare e separare. Apprendere a discriminare, separando una cosa dall'altra, facendo sottili distinzioni. Osservare il potere dell'inconscio e il modo in cui opera. Apprendere di più sulla vita e sulla morte.
La selezione di cui parla il racconto è del tipo che capita quando ci troviamo davanti ad un dilemma o ad un interrogativo ma niente viene ad aiutarci a risolvere la situazione. Lasciamo perdere, torniamoci sopra in un secondo tempo. Dobbiamo selezionare gli aspetti psichici curativi e spremerne la verità per trarne nutrimento.

7 - domande sui misteri. Porre domande e cercare di saperne di più sulla natura Vita/Morte/Vita. Imparare la verità sulla capacità di comprendere tutti gli elementi della natura selvaggia (troppo saprai, presto invecchierai).
I cavalieri nero, rosso e bianco sono simboli degli antichi colori che connotano la nascita, la vita e la morte. Rappresentano anche antiche idee sulla discesa, la morte e la rinascita. Il nero è il colore del fango, del fertile; ma è anche il colore della morte, l'oscuramento della luce, è la promessa che presto conoscerete qualcosa di ignoto. Il rosso è il colore del sacrificio, della collera, del delitto; ed è anche il colore della vita vibrante, dell'eccitazione, dell'eros e del desiderio; è la promessa di una nuova nascita. Il bianco è il colore del nuovo, del puro, dell'intatto, del latte materno; ma è anche il colore dei morti; è la promessa di sufficiente nutrimento perché le cose ricomincino.
E' importante lasciar vivere e lasciar morire. Afferrare questo ritmo quieta la paura, perché anticipiamo il futuro. C'è una certa quantità di conoscenza che dovremmo avere a ogni età e in ogni fase della nostra esistenza. Vassilissa fa domande sui cavalieri ma non sulle mani. Non bisogna forzare: la comprensione arriverà.

8 - stare a quattro zampe. Assumere un immenso potere di vedere e influenzare gli altri. Guardare le situazioni della propria vita sotto questa nuova luce.
Quando le donne integrano il selvaggio della Baba Jaga, la smettono di accettare senza discutere chiunque e qualsiasi cosa capiti per la loro strada. La donna impara a guardare furtivamente, scrutare e poi a sopportare sempre meno i buffoni. L'istinto va consultato ad ogni passo lungo la via.
Il teschio era considerato la volta che ospita un resto potente dell'anima del defunto. Il teschio accesso è "un sapiente ancestrale" da portare con sé per la vita. Ora Vassilissa torna a casa più sicura. La donna che è arrivata a questo punto è riuscita a staccarsi dalla protezione della sua madre interiore troppo buona, ad aspettarsi dal mondo esterno le avversità, che saprà affrontare in modo potente e non complice. E' diventata consapevole della matrigna e delle sorelle inibitorie. Avendo ricevuto l'eredità delle madri è perfettamente abilitata, va avanti nella vita con passi sicuri, da donna, assumendo tutto il suo potere.

9 - riplasmare l'Ombra. Far uso della vista acuta per riconoscere e reagire all'ombra negativa della propria psiche o di persone od eventi del mondo esterno. Riplasmare le ombre negative della propria psiche con il fuoco-strega.
Nella foresta, con il teschio, Vassilissa è una donna che cammina preceduta dal suo potere. Il teschio è un'ulteriore rappresentazione dell'intuito e ha una sua capacità di discriminazione. Ora Vassilissa porta la fiaccola della conoscenza, possiede il suo Io, può vedere, odorare, gustare, con i suoi sensi ardenti.
La donna che recupera il suo intuito e i suoi poteri è tentata di gettarli via: a che vale vedere e sapere tante cose? E' più facile gettar via la luce e andarsene a dormire. Talvolta è difficile portare il teschio- luce perché vediamo tutti i lati nostri e degli altri, quelli sfigurati e quelli divini. Ma con questa luce si arriva alla consapevolezza, si può vedere il cuore buono oltre l'azione cattiva, la dolcezza schiacciata sotto l'odio. La sua luce è parimenti vivida sui nostri tesori e le nostre debolezze. Sono queste le conoscenze più difficili da affrontare.
Il teschio osserva la matrigna e le sorellastre. Un aspetto negativo della psiche può essere disidratato se lo si trattiene nella consapevolezza. Non è possibile trattenere la consapevolezza guadagnata incontrando la Dea Strega, se si vive con persone crudeli all'interno o all'esterno. Se vi circondano persone che alzano gli occhi al soffitto quando parlate, agite e reagite, allora vi trovate con persone che spengono le passioni, le vostre e le loro. Amici e amanti possono diventare come una cattiva matrigna o abominevoli sorellastre. L'amante distruttivo deve essere evitato. Per la donna selvaggia va bene se l'amante è appena un pochettino psichico, una persona che può "vedere dentro" al suo cuore.

Il modo per mantenere il collegamento con il selvaggio è domandarsi che cosa davvero si vuole. Una delle più importanti discriminazioni è la differenza tra le cose che ci fanno un cenno e cose che chiamano dall'anima. Chiediamoci cosa veramente vogliamo e poi andiamo alla ricerca di esse.
Il ricorso alla natura istintiva fa erompere una spontaneità che non è mancanza di saggezza. Restano importanti i buoni confini.
Alla fine del rimontaggio dell'iniziazione nella psiche femminile abbiamo una giovane dalle esperienze formidabili che ha imparato a seguire la sua conoscenza, ha resistito a tutti i compiti fino all'iniziazione completa. 
L'intuito va trattenuto nella consapevolezza e bisogna lasciar vivere quello che può vivere, e lasciar morire quel che deve morire.

Donne che corrono coi Lupi - Clarissa Pinkola Estés 

22 commenti:

  1. Waaah, che post lungo!
    Finalmente sono tornate le fiabe&leggende spiegate sotto l'ottica metaforica (chissà perché femminista :p)

    Insomma, Baba Yaga è un personaggio famosissimo, e lo è pure la sua casa con le zampe di gallina (è rugosa?^^).

    Ma questa storia, con questa sfigata russa, non è Cenerentola?
    Padre che si risposa con una troia che ha due figlie ancora più troie... mhhh ;)
    Gli archetipi che si ripetono.

    Moz-

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    1. Lo so Miki, stavolta ho esagerato... ma sai che non postavo da tempo qualcosa "sul mondo femminile" (non femminista... smettila, maschilista! :-D) e mi sono fatta prendere la mano...

      Vassilissa è il mio racconto preferito.
      E' una storia di iniziazione e del recupero dell'INTUITO, uno dei più grandi tesori - insieme all'ISTINTO - che una donna possieda... bisogna imparare a proteggerlo e a non danneggiarlo.

      L'iniziazione è qui messa in atto attraverso nove compiti che Vassilissa deve portare a termine: sono i compiti psichici, quando scompare la dolce e protettiva madre dell'infanzia e devono essere affrontate sfide, ostacoli per recuperare la propria natura istintiva.

      La Baba Jaga, dietro il suo aspetto spaventoso, è anche Madre Selvaggia, che insegna a Vassilissa i grandi poteri selvaggi della psiche femminile.

      La luce del teschio è una rappresentazione dell'INTUITO ritrovato; un modo per mantenere il collegamento con il selvaggio è chiedersi che cosa si vuole veramente, quali sono i desideri più profondi, individuando le "cose che chiamano dall'anima".

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    2. Sì, ho letto la spiegazione.
      Ma ogni mito, ogni fiaba, contiene questi risvolti (se vogliamo junghiani) archetipici, no?

      Una volta anche io analizzerò (a modo mio, ovviamente maschilista) qualche fiaba, sul mio blog :p
      Ovviamente sarà un omaggio a te^^

      Moz-

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    3. Sì Miki, sono i cosiddetti "archetipi" che individuò Jung, riconoscibili in moltissime storie - come hai notato tu con Cenerentola - che appartengono al grande patrimonio dei miti e delle fiabe.

      Ma mi pare che una volta, quando ho postato un'altra fiaba - Pelle di foca: Il ritorno a casa - hai inventato una storia "al maschile"; era davvero incasinata e un pò zozza, stile Beautiful! :-D

      Va bene, spero che essendo un omaggio a ME non sia troppo maschilista... aspetterò la tua storia!

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    4. Sì, ricordo quel post LOL
      Ma io pensavo di individuare degli archetipi... non Junghiani ma Mozziani in miti o fiabe famose, non inventate da me.

      Che ne so... La Principessa sul Pisello, per esempio :p

      Moz-

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    5. ahahahah... come?? :-D
      Archetipi Mozziani... sei finissimo!

      ... dai una occhiata alla tua "favola"... altro che Beautiful, quella è la favola della buonanotte!

      http://the-scarlett-rose.blogspot.it/2012/02/pelle-di-foca-il-ritorno-casa.html

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    6. LOOOOL
      Mamma mia, quasi un anno fa!!
      Dai, avevo apparato le cose...! Nelle storie che riporti tu, si parla sempre e solo di donne, dei loro poteri nascosti ecc ecc... :p

      Moz-

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    7. hai ragione Miki, mi spiace molto... (è una frase pro-forma... :-D)

      Scherzi a parte: sì, parlo sempre e solo di DONNE per deformazione professionale, perchè a questo mondo si parla (spesso) sempre di UOMINI.
      Se dico che viviamo ancora in una società maschilista e fallocratica, tu te la senti di dire che NON è così?

      Ebbene, so che faccio discorsi che per un uomo suonano troppo "femministi", ma sai bene anche tu che è la verità.

      Io sono una donna e non posso comprendere appieno i meccanismi, i pensieri e le modalità di ragionamento e di comportamento dell'uomo; ma posso dirti che non ODIO gli uomini, anzi sono convinta che INSIEME, FIANCO A FIANCO - e non DIETRO o DAVANTI - un uomo ed una donna possano costruire e divenire qualcosa di infinitamente bello.
      Completarsi a vicenda.

      Ma per completarsi, bisogna smettere di emulare i modelli maschili/sti: io non sono un uomo e non voglio imitare l'uomo; sono una donna e vado fiera di quello che sono; non voglio cambiare un uomo, ma non voglio che un uomo provi a cambiare me; voglio mirare alla DIFFERENZA che c'è tra di noi... come valore aggiunto, che porti all'UNIONE. :-)

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    8. Guarda, io ti dico solo una cosa:
      gli uomini si battono per dominare il mondo, le donne per cercare di avere pari diritti :p

      Ok, questa era cattiva^^
      E' vero, siamo in una società maschilista, e credo che sarà così per sempre, non per qualcosa di giusto o sbagliato, ma sarà così e basta.

      Il vero problema sai qual è?
      La superiorità che CERTI UOMINI (ma possiamo classificarli UOMINI? sno meno delle bestie!) vogliono avere, esercitando finanche violenza, sulle donne.

      Moz-

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    9. Io spero che questa società possa evolversi e cambiare, perchè è un problema culturale... ed il mio impegno nelle scuole e nel centro antiviolenza è indirizzato proprio ad abbattere questa cultura patriarcale per costruirne una equa e migliore, INSIEME agli uomini, non CONTRO.

      INSIEME possiamo abbattere ogni barriera, cominciando dalle nostre case, dal nostro microcosmo: un viaggio di mille miglia comincia sempre con un solo passo.

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    10. Lo penso anche io, ovviamente pure in generale e non solo sul problema sollevato, che la battaglia si inizia nel nostro microcosmo.
      Tu hai scelto di attivarti in quel senso, ed è una cosa molto nobile, ti fa onore.

      Moz-

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    11. E' proprio perchè so che anche per te, Miki, nobiltà e onore non sono solo vuole parole, che ti parlo di questo, sapendo che mi capisci... :-)

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    12. Certo, ti capisco appieno.
      Sai che tra l'altro non cito mai con generosità eccessiva quei termini, quindi davvero credimi se ti dico che fai una cosa bellissima.
      Complimenti.

      Moz-

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    13. ... significa che smetterai di chimarmi "femminista"?? :-D

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    14. Ti chiamerò Vassilissa, ok? :p

      Moz-

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    15. Buongiorno Vassilissa :D

      Moz-

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  2. E' un trattato sul come vivere.
    Per me la domanda apre la strada alla Verità.
    La domanda è l'espressione suprema dell'uomo, ed è la più elementare.
    La domanda è la più profonda e semplice modalità operativa di appartenenza alla compagnia in cui l'incontro ci ha fatto trovare.


    Ciao Rose.

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    1. Esatto... hai ragione, la domanda è "la più profonda e semplice modalità operativa di appartenenza alla compagnia in cui l'incontro ci ha fatto trovare". :-)

      Senza comunicazione non c'è relazione, e senza relazione non c'è rapporto. Non si va da nessuna parte.

      Ciao Gus.

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  3. Sai quanto amo questo tipo di storie *w* mi fanno viaggiare in un altro mondo, non smetterei mai di leggerle :)

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    1. Lo so pupa, anche io come sai amo viaggiare! ;-)

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